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Banche, Cgia: "Sistema solido nonostante ultimo posto per Cet1 tra paesi euro"

13 agosto 2016 | 10.36
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(Foto Fotogramma) - FOTOGRAMMA
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Il sistema bancario italiano è solido nonostante l’ultimo posto per Cet 1 tra i paesi dell’euro, corrono i depositi delle famiglie (+31,4 mld), salgono i titoli di stato in pancia alle banche (+10 mld) ma i prestiti alle imprese stentano (a giugno -21,7 mld). Il quadro emerge da un'analisi della Cgia. Nell’area dell’Euro, l’Italia risulta ultima in relazione all’indice Cet 1. Questo indicatore, venuto alla ribalta con l’avvento degli stress test, riguarda il rapporto tra il 'capitale primario di base di classe 1' e le attività ponderate per il rischio e definisce il grado di copertura dei rischi assunti dalle banche con le risorse proprie più rilevanti (capitale o riserve).

I dati esaminati dall’Ufficio Studi della Cgia indicano per il sistema bancario italiano un Cet 1 pari all’11,8% (fine 2015), un valore nettamente più basso rispetto agli altri paesi dell’Area Euro ma non così lontano dai risultati dei big player Francia (12,6%) e Spagna (12,7%); la Germania si attesta invece su valori più elevati (14,9%).

Il fatto che l’Italia risulti all’ultimo posto, osservano gli analisti della Cgia, "non deve tuttavia fare allarmismo". Dal punto di vista delle regole di Basilea III, che entreranno pienamente in vigore nel 2019, il nostro sistema bancario presenta coefficienti patrimoniali molto elevati e più che in regola rispetto alle soglie minime previste che fissano il Cet 1 al 7%, evidenziano.

"Purtroppo - esordisce Renato Mason, Segretario della Cgia- la continua implementazione di nuove regole in ambito europeo e gli stress test sui singoli istituti di credito, peraltro costruiti su ipotesi di simulazione estremamente negative e difficilmente realizzabili, stanno condizionando il mercato del credito in Italia e le banche si dimostrano troppo prudenti nella concessione dei finanziamenti alle imprese". Rispetto ai grandi sistemi bancari dell’Area Euro, continua l'analisi della Cgia, l’Italia è stato il Paese che ha beneficiato di minori Aiuti di Stato tra il 2008 e il 2014, specie sul fronte delle ricapitalizzazioni, un’arma utilizzata su larga scala da Germania, Irlanda e Spagna che hanno fornito capitale ai loro istituti rispettivamente con 64,2 miliardi di euro, 62,8 miliardi e 61,9.

Estendendo l’analisi degli Aiuti di Stato anche agli altri strumenti previsti (copertura attività deteriorate, garanzie su passività e altre misure), i dati della Commissione Europea indicano in cima alla classifica l’Irlanda con 350,5 miliardi di aiuti in 7 anni, seguita dalla Germania (283,9) e dalla Spagna (186,0) mentre nel caso dell’Italia la soglia supera di poco i 93 miliardi di euro.

La prudenza del settore bancario si evince, segnalano dalla Cgia, attraverso l’analisi degli ultimi dati della Banca d’Italia. Da un lato, infatti, prosegue la continua crescita dei depositi delle famiglie consumatrici che da giugno del 2015 a giugno 2016 sono aumentati del 3,5% mentre sul fronte opposto continuano a scendere i prestiti alle imprese (-2,4% nello stesso periodo).

"L’aumento dei depositi delle famiglie - precisa il coordinatore dell’Ufficio Studi della Cgia, Paolo Zabeo - va comunque letto unitamente al calo delle obbligazioni bancarie che rappresentano l’altra fonte di raccolta delle banche: aumenta quindi la preferenza dei risparmiatori per i prodotti a breve termine ovvero per i depositi che possono essere svincolati in tempi brevi e che garantiscono guadagni minimi ma certi ed è invece forte la riluttanza dei risparmiatori verso le obbligazioni emesse dalle banche".

Le banche, inoltre, continuano ad avere in pancia molti titoli di stato italiani: a fine giugno per 415 miliardi di euro, quasi 10 miliardi in più rispetto allo stesso periodo dell’anno precedente (+2,4%). Infine, secondo i dati della Relazione Annuale della Banca d’Italia, il Cet 1 delle Bcc è pari al 16,5%; un dato molto elevato e superiore addirittura al sistema bancario tedesco, chiudono gli analisti della Cgia.

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