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G20: Camera Commercio Ue chiede a Cina reciprocità su investimenti

01 settembre 2016 | 12.25
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(foto Afp) - AFP
(foto Afp) - AFP

Mentre si moltiplicano le acquisizioni miliardarie di imprese europee da parte di investitori cinesi, le nostre imprese sono ancora "fortemente limitate" nella possibilità di simili operazioni sul mercato cinese. E' la denuncia lanciata oggi dalla Camera di Commercio Europea a Pechino alla vigilia del G20 di Hangzhou, con cui la Cina propone un coordinamento per l'economia globale, riservandosi ovviamente un ruolo centrale in questa evoluzione.

"Mentre l'Europa accoglie gli investimenti stranieri, questa mancanza di reciprocità è insostenibile" si legge nel documento della Camera di Commercio, che lamenta il rischio di un ritorno al "protezionismo con un aumento delle tensioni" sul fronte economico.

Peraltro, ricorda l'associazione, che raccoglie più di 1.600 fra imprese e operatori europei attivi sul mercato cinese, "alla luce del forte rallentamento degli investimenti privati in Cina nei primi sei mesi di quest'anno è nell'interesse di Pechino allentare le restrizioni sulle acquisizioni straniere e offrire una piena reciprocità".

La Camera di Commercio - che ha ripetutamente lamentato le limitazioni e la disparità di trattamento di cui soffrono le aziende europee attive in Cina - denuncia come l'ultimo piano quinquennale approvato dalle autorità di Pechino "sembra riservare un ruolo più forte nella gestione dell'economia cinese" evidenziando come "la riforma del mercato non sembra più una priorità" per la seconda economia mondiale.

Per il Presidente della Camera di Commercio Jörg Wuttke questo atteggiamento "potrebbe danneggiare seriamente le ambizioni della Cina di affermare una dinamica economia di mercato: il governo non dovrebbe avere il compito di dirigere il capitale. Al contrario, le imprese private dovrebbero avere la possibilità di decidere" le proprie opportunità di crescita.

Di qui l'invito a concludere entro il 2017 l'accordo globale Ue-Cina sugli investimenti, che definisce "una piena reciprocità attraverso una ambiziosa apertura del mercato".

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