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Lotta all'evasione fiscale, la denuncia: solo il 7% dei comuni si impegnano

10 settembre 2016 | 10.34
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(Fotogramma)
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Solo il 7% dei Comuni italiani si è attivato nella lotta all’evasione fiscale. Su poco più di 8.000 Comuni presenti in Italia, infatti, solo 550 hanno dato origine ad un’azione collaborativa con l’amministrazione finanziaria. A segnalarlo è la Cgia di Mestre spiegando che quei municipi che si sono attivati hanno diminuito il numero degli accertamenti sui tributi erariali (Irpef, Irap, Iva, etc.). Se il picco massimo è stato ottenuto nel 2012 (pari a 3.455 accertamenti), nel 2013 il dato è sceso a 2.916, nel 2014 a 2.701 e l’anno scorso a 1.970.

Come si intuisce osservando l’andamento dell’incentivo economico riconosciuto agli enti locali per la loro partecipazione agli accertamenti fiscali, le somme recuperate agli evasori, comunque, sono in deciso aumento. Nel 2011 i Comuni hanno ricevuto 2,9 milioni, nel 2012 tale somma ha sfiorato gli 11 milioni, nel 2013 ha superato i 17,7 milioni e nel 2014 (ultimo dato disponibile) ha toccato quota 21,7 milioni di euro.

"La crescita del gettito è aumentata perché è stata incrementata l’aliquota riconosciuta dal legislatore ai Comuni sulle maggiori entrate tributarie recuperate dall’accertamento a cui hanno collaborato – segnala il coordinatore dell’Ufficio studi della Cgia Paolo Zabeo – in quanto originariamente la quota riconosciuta ai sindaci era del 30%, nel 2010 è stata innalzata al 33% e nel 2011 al 50%. Infine, per gli anni dal 2012 al 2017 è stata elevata al 100%".

Ad aver sfruttato questa opportunità sono stati prevalentemente i sindaci dell’Emilia Romagna e della Lombardia. Nel 2014, ad esempio, gli enti locali di queste due regioni hanno assicurato oltre i 2/3 dell’intero incasso recuperato dai Comuni a livello nazionale. Sebbene siano aumentati gli incentivi fiscali a beneficio dei Comuni, nel Mezzogiorno l’attività di 'intelligence' dei sindaci è stata pressoché nulla. Ad eccezione delle amministrazioni presenti nelle Regioni a statuto speciale che non sono incluse in questa elaborazione, tra i Comuni capoluogo di provincia del Sud solo Reggio Calabria, Vibo Valentia, Pescara, Teramo, Salerno, Lecce e Benevento hanno avviato delle segnalazioni agli uomini del fisco.

Tutte le altre, in particolar modo Napoli, Bari, Foggia, Caserta, Taranto, Avellino e Cosenza, sono rimaste inattive. Alcune amministrazioni comunali 'renitenti' sono comunque presenti anche al centro nord: Lodi, Sondrio, Biella, Vercelli, Grosseto, Lucca, Pisa, Siena, Belluno, Rovigo e Treviso.

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