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Vendite al dettaglio in calo a luglio. Codacons: "Morte dei saldi di fine stagione"

26 settembre 2016 | 12.59
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A luglio 2016 le vendite al dettaglio registrano una diminuzione congiunturale dello 0,3% sia in valore sia in volume. La flessione è imputabile ai prodotti non alimentari, le cui vendite calano dello 0,5% in valore e dello 0,4% in volume, mentre quelle di beni alimentari crescono, rispettivamente, dello 0,3% in valore e dello 0,1% in volume. Lo rileva l'Istat.

Nella media del trimestre maggio-luglio 2016, l’indice complessivo del valore delle vendite al dettaglio registra una variazione congiunturale positiva dello 0,2%. L’indice in volume risulta stazionario nei confronti del trimestre precedente, continua la nota.

Rispetto a luglio 2015, le vendite diminuiscono complessivamente dello 0,2% in valore e dello 0,8% in volume. La flessione più marcata riguarda i prodotti non alimentari: -0,6% in valore e -1,1% in volume, aggiunge l'Istat.

Tra i prodotti non alimentari, le variazioni tendenziali negative di maggiore entità si registrano per i gruppi Cartoleria, libri, giornali e riviste (-4,6%) ed Elettrodomestici, radio, tv e registratori (-2,3%). In crescita solamente i gruppi Giochi, giocattoli, sport e campeggio e Mobili, articoli tessili e arredamento, continua l'Istat.

Rispetto a luglio 2015 si osserva un incremento del valore delle vendite nella grande distribuzione (+1,1%), a fronte di una flessione (-1,2%) per le imprese operanti su piccole superfici, conclude la nota.

LE REAZIONI - "Il fatto grave è che dopo una ripresa delle vendite nel 2015, per quanto flebile, ora le cose, invece di migliorare, peggiorano - dice Massimiliano Dona, segretario dell'Unione Nazionale Consumatori - Un'inversione di tendenza decisamente preoccupante. Regge solo la grande distribuzione".

"Chiediamo, quindi, che il governo, nella prossima Legge di stabilità, si preoccupi di ridare capacità di spesa alle famiglie, più che abbassare le tasse alle imprese. Tagliare l'Ires non è la cura per guarire dall'infezione, serve solo ad abbassare la febbre", conclude il segretario dell'Unc.

Per Federconsumatori e Adusbef il dato dell'Istat sulle vendite al dettaglio di luglio "fornisce l'ennesima conferma dell'andamento ancora instabile della nostra economia, ben lontana da qualsiasi ipotesi di ripresa".

"Queste nuove diminuzioni delle vendite assumono un carattere allarmante se si pensa alla contrazione registrata negli ultimi anni: basti pensare che dal 2012 al 2015 vi è stata una riduzione dei consumi del -10,2%, con una diminuzione complessiva della spesa delle famiglie di 72,2 miliardi di euro. Di fronte ad una diminuzione di tale portata, ancora più aggravata dai dati odierni, ci chiediamo cosa aspetti il governo ad intervenire", concludono le due associazioni.

Per il Codacons "i dati sulle vendite al dettaglio di luglio sanciscono definitivamente la morte dei saldi di fine stagione. In tempi non sospetti avevamo previsto che gli sconti estivi non sarebbero andati bene sul fronte delle vendite, e puntualmente l’Istat certifica l’annunciata debacle. Il commercio - prosegue l'associazione in una nota - continua a vivere una crisi nerissima e le norme in materia in Italia sono medievali e obsolete, e necessitano di modifiche urgenti".

"E’ evidente che i saldi di fine stagione non servono più e non aiutano né i commercianti, né i consumatori; sono definitivamente morti e vanno aboliti già a partire dal 2017, liberalizzando del tutto il settore del commercio in modo da moltiplicare le occasioni di acquisto e dare respiro ai piccoli negozi schiacciati dallo strapotere delle multinazionali", conclude il Codacons.

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