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Fisco: Afi e EY, Italia poco attrattiva per la pressione fiscale

29 settembre 2016 | 07.15
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Il fisco sta assumendo una posizione sempre più rilevante tra i diversi fattori in grado di condizionare l’attrattività di un paese. Secondo la Banca Mondiale nel 2015 l’Italia era al 45° posto nella classifica dei paesi più attrattivi a livello mondiale. Anche il World Competitiveness Report sottolinea tra le principali criticità dell’Italia, tra gli altri, la pressione fiscale e la complessità del sistema fiscale stesso. E' quanto afferma un comunicato stampa congiunto di Afi (Associazione Fiscalisti d’Impresa) e EY, rilasciato al termine del convegno 'Un nuovo rapporto fisco-impresa: cose fatte e cose da fare'.

Tra le diverse pratiche che il Fisco italiano sta adottando per allinearsi ai paesi più avanzati, prosegue la nota, sono emerse la regolamentazione dell’abuso del diritto, la semplificazione e razionalizzazione della riscossione, la riforma delle sanzioni amministrative e penali, l’estensione degli strumenti deflattivi del contenzioso, la riforma degli interpelli e degli accordi preventivi, il nuovo istituto della cooperative compliance ed il Patent box.

Tutte norme che prevedono logiche di compliance avanzata, basate su un costante dialogo tra contribuenti e amministrazione finanziaria e volte ad accrescere la competitività del sistema paese. Fondamentale inoltre instaurare un costante dialogo fisco-contribuenti per permettere di identificare aree di miglioramento operativo e concordare azioni in grado di incidere sulla operatività. "I tax directors sono impegnati in questo profondo cambiamento dei rapporti tra fisco ed impresa", afferma Roberto Moro, Presidente Afi. "Ci sentiamo promotori di massima trasparenza e collaborazione, sicuri che in tal modo si possa garantire alle imprese quella certezza che sta alla base di un rinnovato sviluppo".

Cooperative compliance, sanzioni e contenzioso tra gli strumenti presi in considerazione

"I nuovi modelli di business rispondono sempre più a logiche digitali destinate a trascendere la territorialità delle nazioni". E' invece il commento di Donato Iacovone, AD di EY Italia. "La fiscalità deve cogliere il cambiamento e divenire fattore abilitante degli investimenti e quindi della crescita connessa".

La Cooperative Compliance è stata accolta con favore dagli operatori, affermano Afi e EY, che hanno apprezzato in particolare la velocità di risposta dell’Agenzia riservata ai contribuenti in merito alla applicazione delle disposizioni tributarie e la sospensione della riscossione fino alla definitività dell’accertamento. Tuttavia, fanno notare, è possibile migliorare lo strumento prevedendo la non configurabilità di un reato penale tributario in caso di voluntary disclosure al Fisco e approfondendo le relazioni tra l’ufficio dedicato alla cooperative compliance e le Direzioni Regionali e la GdF, nell’ambito della competenza esclusiva. Infine ci si aspetta che l’Amministrazione stanzi un adeguato numero di risorse e professionisti con appropriate competenze.

Per quanto riguarda il Transfer pricing, Afi e EY dichiarano che, dal momento che le verifiche alle grandi imprese coinvolgono le politiche intercompany, diventa strategico affrontare il tema in ottica preventiva e, per il passato, con modalità che consentano la sterilizzazione della doppia imposizione. Per il futuro, secondo le due società, risulta apprezzabile l’ampliamento della disciplina degli accordi preventivi (Apa), estesi temporalmente da 3 a 5 anni e con la possibilità di far retroagire gli accordi, anche se rimane necessario accorciare i tempi per la sottoscrizione degli accordi e aumentare la trasparenza e l’uniformità di trattamento in caso di verifiche fiscali.

Mentre, in riferimento alle procedure amichevoli per l’eliminazione della doppia imposizione (Map), Afi e Ey sottolineano come i tempi previsti dalle indicazioni dell’Agenzia delle Entrate per la negoziazione siano disattesi ed il rischio che corre il contribuente sia quello di dover pagare interessi ingenti in caso di una procedura che rimanga pendente per lungo periodo. Sarebbe, quindi, necessario ridurre le tempistiche dell’accettazione alla procedura ed evitare al contribuente l’obbligo di dover instaurare il contenzioso fino a che l’istanza non è stata accettata, con evidenti oneri sia per il contribuente che per le commissioni tributarie.

In merito alle sanzioni tributarie, la recente riforma registra apprezzamenti dagli operatori per la riduzione dei minimi e massimi edittali, il maggiore impulso al principio di proporzionalità tra sanzione amministrativa ed effettiva gravità dei comportamenti, una risposta sanzionatoria più incisiva per le violazioni con intento fraudolento. Il tutto, pur sottolineando la pesantezza che permane nel regime sanzionatorio italiano.

Sul contenzioso, il comunicato Afi-EY sottolinea la necessità di una profonda riflessione su una riforma, nello specifico, aggiunge, occorrerebbero una maggior linearità negli indirizzi ed un controllo sulle decisioni, non solo a livello di commissioni di merito ma anche di legittimità, la creazione di sezioni dedicate alla trattazione di taluni aspetti rispetto ad altri, considerata la specificità delle materie, ridurre i tempi del contenzioso e un coordinamento tecnico/normativo più efficace.

Il sistema di riscossione, infine, nonostante le recenti modifiche volte a favorire ancor di più l’adempimento spontaneo da parte dei contribuenti, dovrebbe, conclude il comunicato, essere oggetto di alcuni interventi migliorativi. Tra questi, disposizioni sui pagamenti delle pubbliche amministrazioni, per evitare pignoramenti da parte delle PA, ovvero blocchi al pagamento che creano notevoli criticità alle imprese. Un codice dei contratti pubbliciche permetta al Ministero delle infrastrutture e dei trasporti di evidenziare le irregolarità dell’operatore solo in caso di violazioni gravi definitivamente accertate.

La formazione del titolo esecutivo, per permettere al contribuente di riscuotere somme dal Fisco senza dover attendere una sentenza favorevole (così come accade nel caso contrario, con il Fisco che riscuote una pretesa solo formando il titolo esecutivo senza dover ricorrere a un Giudice). Un fermo amministrativo dei rimborsi. Un nuovo ravvedimento operoso in sede di verifica e coordinamento con la presentazione di dichiarazioni integrative.

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