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Referendum, Padoan tra dossier caldi e ipotesi Palazzo Chigi

05 dicembre 2016 | 19.15
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Pier Carlo Padoan è uno dei candidati 'naturali' a succedere a Matteo Renzi. E l'ipotesi più accredita in queste ore è che il ministro dell'Economia possa spostarsi a Palazzo Chigi per gestire un governo in grado di assicurare credibilità internazionale, tenendo in sicurezza i conti pubblici e affrontando i dossier più difficili, a partire dalla questione banche, con la mina Mps da disinnescare. Nell'entourage governativo questa strada viene considerata la più percorribile soprattutto nel caso in cui si prospettasse un esecutivo a tempo, che si insedi dopo un via libera lampo alla manovra con il mandato di portare il Paese alle elezioni anticipate. Si ipotizza, in questo scenario, anche un mini-rimpasto, con una squadra di governo confermata nei ruoli chiave.

Intanto il ministro, che stamane era atteso a Bruxelles per le riunioni dell'Eurogruppo oggi e dell'Ecofin domani, ha annullato la sua partecipazione agli incontri con i colleghi europei per fare le dovute valutazioni a seguito del netto risultato emerso dal Referendum. Al suo posto alla riunione chiamata a esaminare anche il bilancio italiano è andato il direttore generale del Tesoro Vincenzo La Via.

Padoan ha invece trascorso la sua giornata chiuso al lavoro nell'ufficio in via XX settembre per ragionare sui diversi dossier sul tavolo. Per partecipare poi al Consiglio dei ministri in cui il premier ha formalizzato la decisione di dimettersi.

L'eventuale incarico a Padoan, oltre a rassicurare i mercati, sarebbe letto positivamente anche dalle istituzioni europee. Questo, in uno scenario che vede la dialettica sull'asse Rom-Bruxelles sempre 'calda'. L'Eurogruppo ha invitato l'Italia "a prendere le misure necessarie affinché il budget 2017 risulti conforme alle regole del braccio preventivo" del patto di Stabilità. Non è una richiesta di misure aggiuntive, si fa notare, perché questa formulazione lascia evidentemente margini per una valutazione nel tempo che potrebbe beneficiare di una crescita superiore alle stime della stessa Commissione, anche alla luce degli ultimi dati sull'andamento del Pil. Ma la presenza di un interlocutore come Padoan viene considerata comunque una garanzia.

"E' un ottimo collega, che ha mostrato una grande capacità di gestire le finanze pubbliche. Ha dato una credibilità molto importante alla politica italiana, per quanto riguarda la gestione delle finanze pubbliche. Non sta a me scegliere, ma naturalmente è un uomo di alta qualità", ha commentato il commissario europeo agli Affari Economici e Finanziari Pierre Moscovici.

Quanto a Padoan, ovviamente al momento dal Mef non trapela alcun commento sulle voci di un possibile incarico al vertice del governo. Ma restano significative le parole spese dal ministro nei giorni scorsi, quando ancora l'ipotesi che potesse vincere il No era considerato dal governo uno 'scenario avverso'. Rispondendo ad una domanda in merito, il ministro, aveva rimesso ogni decisione in mano del presidente della Repubblica. "Se vince il no, e io non credo, spetterà al presidente della Repubblica decidere quali sono i passi successivi", aveva detto. Oggi che il no ha vinto, e non di poco, sarà effettivamente Mattarella, sentite le forze politiche, a decidere.

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