“Un accordo commerciale quello del Ceta tra Ue e Canada che porterà da subito risparmi importanti per gli esportatori europei che lavorano con il Canada, un accesso al fiorente settore degli appalti federali e provinciali d’oltreoceano ed un primo traguardo nella lotta contro la contraffazione consistente nel veder riconosciute 41 denominazioni d’origine italiana, quasi tutte quelle che attualmente sono presenti in Canada e molte delle quali fanno riferimento anche Pmi, dunque non solo multinazionali”. Così Nunzio Bevilacqua, giurista ed esperto economico intervistato dal TG3.
Prosegue Bevilacqua: “possiamo dire che il Ceta è molto più differente di quanto si possa credere dall’”ibernato" Ttip tra Ue e Usa e non solo per questioni giuridiche, come ad esempio il tramonto dell’idea del tribunale privato delle controversie commerciali del Ttip che ha lasciato il posto nel Ceta ad un tribunale di matrice pubblica, ma anche per questioni ideologiche che vedono un Canada molto più vicino a quelli che possono essere gli standard europei per molte attività”.
L'esperto conclude la sua analisi indicando le criticità comunque presenti. “Le aziende Usa stabilite in Canada avrebbero un vantaggio a senso unico in quanto potrebbero, per mezzo del Ceta, entrare comunque in Europa, persistendo per noi la preclusione di una medesima tipologia di ingresso “facilitato" negli Stati Uniti per l'assenza di un accordo come quello naufragato del Ttip; un possibile abbassamento dei livelli generali di tutele rispetto agli standard europei.
