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Agromafie, da Messina Denaro ai Casalesi business sfiora 22 miliardi

14 marzo 2017 | 18.17
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Agromafie, da Messina Denaro ai Casalesi business sfiora 22 miliardi

Il giro d'affari delle mafie nel settore agroalimentare è aumentato del 30% nell'ultimo anno sfiorando i 22 miliardi di euro (21,8 miliardi per la precisione) e si sposta dal Sud al Nord. Sono i principali dati che emergono dal quinto Rapporto #Agromafie2017 elaborato da Coldiretti, Eurispes e Osservatorio sulla criminalità nell’agricoltura e sul sistema agroalimentare presentato a Roma con la partecipazione, tra gli altri, de i ministri dell'Interno Marco Minniti, della Giustizia Andrea Orlando, delle Politiche agricole Maurizio Martina.

Dalle infiltrazioni nel settore ortofrutticolo del clan Piromalli all’olio extra vergine di oliva di Matteo Messina Denaro, fino alle imposizioni della vendita di mozzarelle di bufala del figlio di Sandokan del clan dei Casalesi e al controllo del commercio della carne da parte della ‘ndrangheta e di quello ortofrutticolo della famiglia di Totò Riina, i più noti clan della criminalità si dividono il business della tavola mettendo le mani sui prodotti simbolo del Made in Italy.

Sul fronte della filiera agroalimentare le mafie, dopo aver ceduto in appalto ai manovali l’onere di organizzare e gestire il caporalato e altre numerose forme di sfruttamento, condizionano il mercato stabilendo i prezzi dei raccolti, gestendo i trasporti e lo smistamento, il controllo di intere catene di supermercati, l’esportazione del nostro vero o falso made in Italy, la creazione all’estero di centrali di produzione dell’Italian sounding e la creazione ex novo di reti di smercio al minuto.

Il business delle agromafie inoltre si sta spostando dal Sud al Nord. Anche se il fenomeno rimane concentrato principalmente nel Mezzogiorno, la classifica delle province italiane attraversate dai traffici finalizzati al ricco mercato del falso made in Italy vede al secondo e terzo posto Genova e Verona, che seguono la prima, Reggio Calabria.

Nel 2016 si è registrata un’impennata di fenomeni criminali che colpiscono e indeboliscono il settore agricolo nostrano. "Non si tratta più soltanto di 'ladri di polli' - sostiene il report - quanto di veri criminali che organizzano raid capaci di mettere in ginocchio un’azienda, specie se di dimensioni medie o piccole, con furti di interi carichi di olio o frutta, depositi di vino o altri prodotti come file di alveari, intere mandrie o trattori caricati su rimorchi di grandi dimensioni".

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