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Alitalia, sciopero il 5 aprile. Poi trattativa ad oltranza

02 aprile 2017 | 16.14
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Aereo Alitalia all'aeroporto di Linate (FOTOGRAMMA) - (FOTOGRAMMA)
Aereo Alitalia all'aeroporto di Linate (FOTOGRAMMA) - (FOTOGRAMMA)

Corsa contro il tempo per il salvataggio di Alitalia . Dopo la prima fase del confronto tra azienda e sindacati sul nuovo piano industriale che ha confermato tutte le distanze tra le parti e che non è riuscita, quindi, a scongiurare lo sciopero di 24 ore dei lavoratori della compagnia per il 5 aprile prossimo, si prospettano ora settimane di fuoco per tentare di arrivare a un accordo.

I tempi sono serrati: il ministro dello Sviluppo economico Carlo Calenda ha annunciato l'avvio di una trattativa ad oltranza a partire dal 6 aprile fissando la deadline del 13 per tagliare il traguardo dell'intesa. Una scadenza cruciale, quello del 13 aprile, perché dal 14 aprile dovrebbe partire la manovra finanziaria che complessivamente si attesta a 1,9 miliardi, per dare ossigeno alla cassa della compagnia la cui liquidità è ormai agli sgoccioli.

In questa cifra, rientrano anche i 400 milioni del contingent equity, una sorta di 'cuscinetto' da utilizzare nel caso in cui il piano industriale non dovesse raggiungere i target previsti. Duecento milioni verrebbero versati da Etihad e gli altri 200 dalle banche azioniste, a fronte, e questo è uno dei tanti nodi sul tavolo, di una garanzia dello Stato da parte di Cassa Depositi e Prestiti.

Senza questa iniezione di risorse, lo spettro rimane quello del commissariamento. Il caso Alitalia è ormai sul tavolo del Governo da quando a inizio gennaio i ministri interessati, oltre a Calenda anche il ministro delle Infrastrutture e Trasporti Graziano Delrio e del Lavoro Giuliano Poletti, hanno chiesto alla compagnia un piano dettagliato e condiviso. Ma venerdì scorso il dossier è approdato a Palazzo Chigi ed è stato al centro di un vertice convocato dal Premier Paolo Gentiloni con i vertici della compagnia, il presidente designato Luigi Gubitosi e quello uscente Luca Cordero di Montezemolo, e gli azionisti. Una riunione nella quale è stata confermata la volontà dei soci italiani di sostenere il rilancio della compagnia.

Ma la strada stretta rimane sempre quella dell'accordo con i sindacati. Dopo due settimane di confronto al Mise, alla presenza del governo, non è stato compiuto alcun passo avanti e, come sostengono i sindacati, la trattativa vera e propria non è neanche partita. Fermo rimane il no delle organizzazioni di categoria dei trasporti a un piano di tagli, con 2.037 esuberi e sforbiciate alle retribuzioni, che, dicono, non assicura una vera prospettiva di rilancio alla compagnia. Inevitabile, dunque, lo stop di mercoledì prossimo dei dipendenti di Alitalia.

"Lo sciopero di 24 ore, fatte salve le fasce di garanzia, di mercoledì 5 aprile resta confermato ed ha l'obiettivo, alla ripresa del confronto del 6 aprile in continuità sino al 13 aprile, di modificare l'attuale posizione di dei suoi azionisti", dichiara il segretario nazionale della Filt-Cgil Nino Cortorillo. "Il tempo a disposizione - avverte - si sta consumando anche a causa degli errori degli azionisti e dei lunghi tempi di decisione presi e, se davvero non si vuole andare verso un epilogo drammatico, serve che Alitalia divenga realista e non chieda al sindacato ed ai lavoratori un consenso che è su queste proposte impossibile".

E' evidente come la strada del negoziato a partire dal 6 aprile si presenti tutta in salita. Negli ultimi giorni il confronto tra le parti si è focalizzato sugli approfondimenti dei numeri del piano industriale. E molti sono i nodi emersi a cominciare da quello relativo ai lavoratori coinvolti nelle operazioni di terziarizzazione previste dal business plan, circa 800 addetti nel computo dei 2037 esuberi. Circa la metà di questi esuberi, 413, sarebbero, è l'allarme lanciato dai sindacati, a rischio licenziamento.

Si tratta, infatti, di lavoratori impiegati in una ventina di tipologie di attività (tra cui finanza, personale, call center), per le quali è prevista la sola cessione di attività senza passaggio di personale. A differenza di quanto, invece, potrebbe avvenire per circa 314 lavoratori della maintenance. Sarebbe, infatti, una trattativa con Atitech che dovrebbe rilevare la manutenzione Alitalia e riprendere alcune della attività ora svolte dall'israeliana Bedek.

Quello che è certo è che i sindacati hanno alzato un muro contro i licenziamenti. E su questo fronte è tutta aperta la partita per individuare i possibili strumenti per la gestione degli esuberi. Due le ipotesi in campo: la prima prevederebbe l'uscita volontaria sostenuta dalla Naspi, mentre sarebbe da verificare anche la possibilità di ricorrere al fondo di solidarietà; la seconda ipotesi potrebbe prevedere il ricorso alla cassa integrazione non espulsiva.

Altra partita è quella del nuovo contratto di lavoro del personale navigante. Su questo versante, Alitalia punta a ottenere circa 78 milioni di risparmi. In particolare, l'azienda avrebbe riconfermato, nell'ultimo incontro di venerdì, il taglio lineare delle retribuzioni del 30 per cento medio di piloti e assistenti di volo, oltre a ribadire l'obiettivo di rivedere la composizione degli equipaggi per recuperare maggiore produttività. Tra le altre voci sulle quali l'azienda interverrebbe, ci sono, tra l'altro i congedi parentali, ferie e abolizione degli scatti di anzianità. Tutte richieste, queste, alle quali i sindacati hanno ribadito il proprio fermo no.

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