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Roma, l'attacco dell'assessore Colomban: "Dal governo briciole"

05 aprile 2017 | 13.29
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(Fotogramma)
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"Il patto per Roma? Sono briciole. Al massimo dal governo riceveremo da cento a duecento milioni, mentre da uno a due miliardi sono le risorse che sarebbero necessarie a Roma ogni anno come capitale d'Italia, come avviene in tutte le capitali europee". Così l'assessore capitolino alle Partecipate, Massimo Colomban, a margine della commissione capitolina Bilancio sulla riorganizzazione delle aziende partecipate di Roma capitale.

"Abbiamo trovato un debito di oltre 2 miliardi, quasi 3 - ha detto Colomban in commissione Bilancio - e l'unica soluzione sarebbe quella di ripartire da zero, come è giusto si faccia quando si ristruttura una società. Bisogna aprire un dialogo con il governo per spostare la massa debitoria nella gestione commissariale portandola da 12 a 15 miliardi e allungando di 5 anni il periodo di rimborso, non si farebbe danno ad alcuno e Roma potrebbe ripartire".

L'assessore ha parlato anche della corruzione: "Basterebbe fare come nel mondo anglosassone, dove la corruzione rappresenta una minima parte, e introdurre un Daspo per l'esclusione a vita per chi fa atti di corruttela o conflitti di interesse pesanti".

"Roma è una città difficile ma con grandi potenzialità di cui da veneto non ero un amante, ma lo sono diventato - ha sottolineato - Roma Capitale può diventare molto più di una Silicon Valley, ma manca un'ecosistema. La città è succube della burocrazia, c'è un ginepraio di leggi che gli stessi dirigenti non riescono a interpretare in maniera chiara. Insieme alla sindaca Virginia Raggi abbiamo elaborato un progetto denominato 'Roma Capital Mundi' proprio con l'obiettivo di attrarre investimenti da tutto il mondo".

Colomban ha poi annunciato: "Porteremo le partecipate a non perdere più quattrini entro 1 o 2 anni: se realizzeranno risparmi verranno ridotte le tariffe o verranno utilizzati per altre opere necessarie ai cittadini romani".

Dal piano di riorganizzazione di cui ha parlato l'assessore capitolino emerge che resteranno poco più di una decina, forse 12 o 13, le società partecipate del Comune di Roma.

"Abbiamo riorganizzato una trentina di partecipate, con l'aiuto di un grande manager come Paolo Simioni, dirigente di Acea, a cui ho demandato la responsabilità e il coordinamento della riorganizzazione delle aziende. Ci concentreremo su 8, 10 o 12 società, stiamo ancora ragionando e pensando su come fare perché alcune lavorano meglio accorpate". Tra le società che non saranno toccate Ama, Atac, Roma Metropolitane, Roma servizi per la mobilità, Risorse per Roma, Assicurazioni di Roma, Aequa Roma, Farmacap, Zetema.

"Oltre a queste ci sono poi anche 52 tra fondazioni e associazioni che sono costate 23,6 milioni nel 2016 - ha proseguito - e andranno razionalizzate in base a una riflessione, che sarà un'analisi più politica che tecnica".

"Dobbiamo pensare a dismissioni e razionalizzazioni senza mandare nessuno a casa - ha continuato - Io sono un liberalsociale e non mi definisco né di destra né di sinistra, e penso che bisogna prima creare qualcosa e poi distribuirla. Per questo dobbiamo ristrutturare le aziende efficientando ma contemporaneamente aumentando le entrate, altrimenti siamo destinati a fallire".

Ed ha spiegato: "Metteremo il Cda a tre in Ama e Atac perché sono società molto complesse, nemmeno un'industria privata mette un unico amministratore a gestire società così complesse perché potrebbe prendere decisioni non accurate o sbagliate. Sei occhi vedono meglio di due. Entro qualche mese introdurremo questo cambiamento".

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