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Allarme Uil, licenziamenti collettivi più appetibili per aziende

13 aprile 2017 | 15.12
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Allarme Uil, licenziamenti collettivi più appetibili per aziende

Il passaggio dal contributo di ingresso al ticket di licenziamento in vigore dal 1 gennaio scorso, seguito all'abolizione della mobilità sancito con la riforma Fornero, assieme al previsto aumento dei costi a carico delle aziende per l'accesso alla Cig, deciso dal governo Renzi, rischia di rendere meno costosi e dunque più appetibili per le aziende i licenziamenti collettivi piuttosto che uno sforzo a gestire gli esuberi con la cassa integrazione. A lanciare l'allarme, a quanto apprende l'Adnkronos, è uno studio Uil, a firma Guglielmo Loy, presentato ai quadri del sindacato che ha fatto il punto sulla situazione degli ammortizzatori sociali post riforme.

La simulazione del sindacato, che ha messo a confronto "vecchi" e nuovi costi per i licenziamenti collettivi, registra, infatti, una "rilevante riduzione" dell'impegno finanziario chiesto alle imprese, che potrebbe oscillare tra il 38% e l'87% in meno, a seconda dell'anzianità di servizio dei lavoratori e in presenza o meno di un accordo sindacale.

La platea di riferimento è quella relativa ai 5 milioni di lavoratori impiegati presso 50mila imprese interessate dal vecchio contributo dello 0,30% per l'accesso alla cigs che le aziende versavano prima del 2017 e che, su uno stipendio medio di 24 mila euro lordi, equivalevano mediamente a 7.340 euro a lavoratore. Il nuovo ticket licenziamento invece è ora pari al 41% del tetto massimo (1.195 euro) di riferimento per il calcolo delle della Naspi pari a 489,95 euro.

La replica di Del Conte. Il governo potrebbe tornare presto a ragionare di ammortizzatori sociali. Ma, come spiega all'Adnkronos Maurizio Del Conte, presidente dell'Anpal, le ipotesi non prevederanno una "revisione radicale della riforma messa a punto nel 2015" quanto piuttosto "un ritocco all'impianto attuale mirato a platee selettive e a casi speciali lasciando però impregiudicato il complesso della struttura". Si ragiona su un possibile "prolungamento di forme di ammortizzatori per periodi-ponte limitati". Nessun ripensamento dunque sulla Naspi, sul ticket licenziamenti e su una Cig più costosa per le aziende che la utilizzano in maniera crescente. Nè sarebbe all'ordine del giorno una nuova politica di deroghe, "questi strumenti non sono più sostenibili", con cui rianimare le imprese in crisi.

Piuttosto, si pensa a circoscrivere casi particolari di crisi, a cominciare da quelle aziende cessate ma per le quali si possa aprire un concreto spiraglio di ripresa dell'attività come nel caso di un trasferimento di proprietà di una imprese: "per queste potrebbe essere disegnato un intervento che preveda il prolungamento di forme di ammortizzatori sociali per periodi-ponte limitati nel tempo", spiega ancora Del Conte, scettico invece sullo 'squilibrio', indicato dai sindacati, a cominciare dalla Uil, tra il costo modesto del ticket licenziamento per quelli collettivi e l'aumento sostanzioso dell'accesso alla Cig. "Dire che sono indotti ai licenziamenti collettivi per il costo modesto del ticket mi sembrerebbe una visione molto riduttiva. Un'azienda non calibra le proprie dimensioni in funzione di un ticket. E' un'ipotesi inverosimile", dice, ribadendo invece come "la parte più sfidante dell'accordo sindacati-Confindustria è e resta quella delle politiche attive". Un'idea contenuta nell'accordo sindacale "tutta da coltivare", conclude.

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