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L'appello della Furlan alla politica: "Dovere investire sui giovani"

28 giugno 2017 | 19.55
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L'appello della Furlan alla politica:

Riforma del fisco, vere politiche attive e una lotta alle diseguaglianze a cominciare da quelle che vivono i giovani. Dovrebbe partire da qui, per la Cisl di Annamaria Furlan, il programma di un governo, di una politica, che avesse davvero uno "sguardo lungo" sui problemi che attanagliano il Paese. L'appello arriva dal palco del 18esimo congresso del sindacato, il primo per Furlan, 'coronato' in mattinata da un incontro con il Papa.

"Il sindacato non mette sul piatto l’interesse di pochi che hanno in mano forti leve economiche, ma di tanti che chiedono solo la dignità di un lavoro e più giustizia sociale", rivendica, chiedendo di "cominciare da subito" e soprattutto dai giovani perché "investire sulle nuove generazioni è il primo dovere se abbiamo davvero a cuore il futuro del nostro Paese", dice. "Ai giovani stiamo togliendo il diritto di sognare, di progettare una vita. Un vero e proprio delitto che stiamo compiendo, con più o meno consapevolezza. E un paese che dissipa i suoi giovani perde se stesso", incalza.

E poi la riforma del fisco per "in funzione redistributiva" a favore delle aree sociali medie e basse del Paese ormai "doverosa, possibile e necessaria" per la quale la Cisl è "pronta da subito a definire con Cgil e Uil una piattaforma unitaria, sostenuta e condivisa con lavoratori e pensionati". Lineare la proposta del sindacato di via Po: taglio Irpef per lavoratori dipendenti e pensionati, semplificazione di un sistema troppo spesso farraginoso e conflitto di interessi in funzione antievasione. E infine, vere politiche attive con cui spostare le tutele dal lavoro al lavoratore restituendo centralità alla persona.

"Siamo stanchi di aspettare serie politiche attive del lavoro, di richiederle e di pretenderle senza ricevere risposte adeguate. Le politiche attive rappresentano il vero vuoto colpevole di chi ha il dovere di realizzarle e non sono più sopportabili in un Paese che si dice moderno e civile", ammonisce. Ma anche le imprese e i sindacati cugini, Cgil e Uil, sono chiamati alla responsabilità. Ai primi chiede di "valorizzare le cose che ci uniscono e lavorare su quelle che ci dividono con rispetto e chiarezza e realizzare azioni comuni, anche di formazione, su terreni, come la contrattazione, che ci hanno visto impegnati insieme anche in momenti delicati della nostra storia"; ai secondi dice: "è sempre più urgente intensificare intese e accordi che portino a risposte concrete ai reciproci bisogni di lavoratori e imprese".

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