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Eni, Descalzi: "Commodity petrolio è entrata in una crisi difficile"

22 luglio 2017 | 08.53
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(Fotogramma)
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"La commodity petrolio è entrata in una crisi difficile. C'è meno fiducia anche da parte degli investitori istituzionali, che di solito hanno posizioni lunghe. Anche gli investitori a lungo sono diventati shortisti. E' stato così dato spazio agli hedge fund e agli speculatori". Così l'ad di Eni, Claudio Descalzi, in un forum del 'Sole 24 ore' alla vigilia del vertice di San Pietroburgo tra Opec, Russia e altri Paesi produttori di greggio descrive la situazione internazionale.

"Non credo che sarà possibile raggiungere un accordo che possa rilanciare i prezzi del greggio con ulteriori tagli e non credo neppure che Paesi come l'Arabia Saudita possano agire unilateralmente con tagli produttivi consistenti. Probabilmente gli investitori non credono che l'Opec sia capace di prendere iniziative radicali come ha fatto in passato", spiega ancora.

"Lo scorso dicembre ha deliberato un taglio produttivo di 1,2 milioni di barili al giorno. Grazie alla Russia, che ha deciso di ridurre la produzione di altri 650mila barili/giorno, il taglio produttivo complessivo è stato di 1,8 milioni di barili. Ma ricordo che nel 2008 sono stati tagliati più di 4 milioni di barili. Una decisione che ha fatto salire il prezzo da 27 a 90 dollari in un mese. Dopo tre anni di prezzi ai livelli attuali, la fiducia si è indebolita. Il contesto in seno all'Opec invece è cambiato. Diversi Paesi dell'Africa sub-sahariana si trovano in gravi difficoltà. Sono Paesi che hanno concentrato tutto su petrolio e gas senza diversificare l'economia", dice l'ad di Eni.

Quanto all'Italia, Eni, prosegue Descalzi, "punta a essere leader nella chimica verde", per diventare il primo gruppo in questo settore. "L'obiettivo è mantenerne comunque il controllo perché credo che la chimica italiana, gestita in modo imprenditoriale, anche con delle aggregazioni, ha delle potenzialità assolute che nascono dall'innovazione, dalla ricerca scientifica e dai prodotti innovativi", aggiunge.

"E un identico percorso ho in mente per il retail gas e luce", annuncia evidenziando come "con la nuova organizzazione abbiamo messo in connessione tutta la società liberando moltissime energie e creando nuovi modelli di sviluppo. Quali? Per esempio quello che ha collegato Syndial, che si occupa di bonifiche, alla nuova 'gamba' del gruppo che sta lavorando allo sviluppo di progetti sulle energie rinnovabili".

D'altra parte, spiega ancora, l'Eni crede ancora nell'Italia. "Assolutamente sì e, dopo tre anni, la visione che ho del contesto industriale italiano è che ci sono delle grandissime potenzialità. Credo onestamente moltissimo nell'Italia, lo dicono le scelte che stiamo facendo e penso che l'aggregazione di un polo forte della chimica verde abbia spazi incredibili - sottolinea - non solo in Italia, su tutti i prodotti italiani, ma anche all'estero".

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