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Cucina

Carbonara con la panna e altri 'tradimenti', ecco la top 5

20 ottobre 2017 | 09.36
LETTURA: 3 minuti

Immagine d'archivio (Fotogramma) - FOTOGRAMMA
Immagine d'archivio (Fotogramma) - FOTOGRAMMA

Piatti "acchiappaturisti" che tradiscono le ricette originali e mancato rispetto delle regole a tavola in più di un ristorante su tre (35%) dove vengono serviti, ad esempio, gli spaghetti alla bolognese, un piatto del tutto sconosciuto nella città emiliana mentre nel 26% dei locali la cotoletta alla milanese viene preparata erroneamente anche con carne di maiale o di pollo. Ma non solo: in un quarto dei locali alla carbonara viene aggiunta la panna non prevista affatto nella ricetta tradizionale. A segnalare l'inconsueta classifica, una top five degli sbagli più diffusi in cucina, è il rapporto Coldiretti-Censis sulla ristorazione in Italia, presentato al Forum Internazionale dell’Agricoltura e dell’Alimentazione, organizzato dalla Coldiretti a Cernobbio.

Un risultato che - sottolinea l'organizzazione agricola - mette in evidenza "una pericolosa indulgenza" della ristorazione nazionale nell'assecondare i gusti dei turisti e rischia di dequalificare l’offerta enogastronomica made in Italy. Tra le specialità più "tradite" ci sono anche la pasta al pesto proposta con mandorle, noci o pistacchi al posto dei pinoli e con il formaggio comune che sostituisce l’immancabile Parmigiano Reggiano e il Pecorino romano (23%), e anche la pasta alla Norma con un formaggio diverso dalla ricotta salata (19%) e il Tiramisù, che è forse il più conosciuto dolce italiano all’estero, che viene spesso preparato senza gli ingredienti caratteristici: savoiardi, mascarpone e marsala (19%).

A preoccupare è anche il fatto che in quasi 1 ristorante su 4 (22%) si trovano oliere fuorilegge che non rispettano l’obbligo del tappo anti-rabbocco entrato in vigore 3 anni fa con la legge europea 2013 bis, approvata dal Parlamento, che prevede anche sanzioni da mille a 8mila euro e la confisca del prodotto.

Ancora peggiore la situazione dei menu, dove non vige alcun obbligo - ricorda Coldiretti - di una corretta informazione sulla provenienza degli ingredienti. "Con un terzo dei consumi alimentari che si concentra ormai fuori casa occorre estendere allora la domanda di trasparenza dagli scaffali dei supermercati ai menu dei ristoranti con l’indicazione dell’origine dei prodotti utilizzati nella preparazione dei piatti serviti", ha affermato il presidente della Coldiretti Roberto Moncalvo.

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