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Banche venete, l'affondo di Bankitalia

02 novembre 2017 | 12.49
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(Fotogramma)
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Gli amministratori di Veneto Banca e della Banca Popolare di Vicenza ''hanno ripetutamente occultato importanti informazioni alla Vigilanza, di cui hanno deliberatamente disatteso le richieste''. Lo ha detto il capo del dipartimento vigilanza bancaria e finanziaria di Banca d'Italia, Carmelo Barbagallo, in audizione nella commissione d'inchiesta sulle banche.

Bankitalia ha "segnalato tempestivamente le irregolarità riscontrate'' in Veneto banca e Banca Popolare di Vicenza all'autorità giudiziaria, ha sottolineato Barbagallo, e ''nonostante, e malgrado l’indisponibilità di poteri investigativi commisurati alla gravità dei comportamenti, è stata la vigilanza della Banca d’Italia ad aver rilevato le criticità che connotavano le due banche'' venete, ha rimarcato il capo del dipartimento vigilanza.

Riguardo poi all'assunzione di ex dipendenti della Banca d'Italia da parte di istituti di credito, "non piace" a Bankitalia anche se "non ha influito sulla vigilanza" ha affermato Barbagallo. ''Si tratta di fatti non opportuni - ha spiegato - non mi piace, non è una cosa che gradisco e credo che nessuno in vigilanza lo gradisca''.

''Io - ha aggiunto - non posso documentare quante volte ho detto a colleghi non andate, o alle banche non assumete'' ma tutto quello che si poteva fare in passato era una moral suasion. A partire dal 2010, invece, è stata introdotta una normativa ''anche più restrittiva rispetto ad altri Paesi'', e quanto avvenuto in passato ''oggi non è più possibile''.

Barbagallo si è detto ''totalmente convinto'' che l'assunzione degli ex dipendenti di palazzo Koch da parte degli istituti di credito ''non ha mai influito sull'azione di vigilanza e sulle ispezioni. Mi sento di poterlo escludere''.

''Non vorrei dare l'impressione che noi tendiamo ad autoassolverci, assolutamente no - ha poi scandito - Noi siamo qui per dirvi quali sono i fatti, a voi stanno i giudizi e le valutazioni seguenti".

''Ci saranno stati anche molti errori però - ha aggiunto Barbagallo - parliamone, individuiamoli e vi sapremo dire se, dal nostro punto di vista, ci sono stati degli errori. Voi siete assolutamente nella condizione di poter verificare tutti gli errori che eventualmente sono stati commessi".

La responsabilità nella vicenda delle banche venete, secondo Barbagallo, è "chiaramente da imputare al management e al Cda e in parte è responsabile un'architettura che non consente un controllo della base sociale e del mercato".

"Non era prevista un'acquisizione di Veneto Banca da parte della Popolare di Vicenza. Non doveva essere un'acquisizione. Semmai doveva essere un'operazione alla pari", dice Barbagallo nel corso dell'audizione.

Che la Banca Popolare di Vicenza, sottolinea ancora, "fosse una banca più debole rispetto a Veneto Banca possiamo dimostrare con le carte che non corrisponde al vero". Il capo del dipartimento Vigilanza bancaria e finanziaria di Banca d'Italia, nel ribadire, che "l'operazione non era un'acquisizione di Veneto Banca da parte di Banca Popolare di Vicenza" evidenzia che "l'operazione rimaneva valida dal punto di vista industriale nel 2016 ed era stata proposta anche da Atlante".

Poi, aggiunge, l'operazione "è sfumata rapidamente per dissensi tra le parti". Banca d'Italia, rileva Barbagallo, "aveva un ruolo da osservatore e questo era assolutamente normale e doveroso. Banca d'Italia era in una posizione di neutralità. Questo è avvenuto e questo può essere dimostrato".

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