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Luca Parmitano: "La strada per Marte passa dalla Luna"

30 novembre 2017 | 13.05
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L'astronauta dell'Esa Luca Parmitano - (Foto ESA)
L'astronauta dell'Esa Luca Parmitano - (Foto ESA)

E' stato il primo italiano a passeggiare nello spazio il 13 luglio del 2013, ma per Luca Parmitano, astronauta del corpo Esa, dal rientro a Terra nel novembre di quell'anno, le avventure non sono finite. Da allora ad oggi, Luca ha sfidato ambienti estremi come le profondità della Terra e degli oceani. "Gli addestramenti in grotte profonde o sott'acqua ci insegnano come affrontare le future missioni planetarie" spiega l'astronauta italiano dell'Esa, raggiunto telefonicamente dall'Adnkronos alla base di addestramento russa di Star City, dove sta completando un nuovo round di test e da dove ripartirà per rientrare in Italia in vista di una serie di incontri con cittadini e studenti, sabato a Piacenza.

"Sulla Luna e su Marte -dice- non potremo limitarci a esplorare la superficie, lì ci sono grandi caverne che riparano dai raggi cosmici e dovremo imparare ad abitarle. "Dovremo spingerci nel sottosuolo sia per la ricerca di tracce di vita sia perchè potrebbero rivelarsi l'ambiente più adatto a sopravvivere" sottolinea l'astronauta che, in vista di una nuova missione spaziale, ha raccolto in una nuova edizione del suo bestseller 'Volare' (ed. Rai Eri) tutte le esperienze vissute nello spazio e sul nostro pianeta.

Ma se per Luca Parmitano "Marte è un orizzonte ancora lontano, la via per il pianeta rosso", dice, "sono certo che passa dalla Luna". "Sono un sognatore ma guardo anche agli obiettivi concreti: la Luna è due unità di grandezza rispetto alla Terra, Marte e due unità in più rispetto alla Luna. Quindi è la Luna la nostra prossima tappa". E poi, per mandare l'uomo su Marte, "servirà una politica globale" scandisce.

Del resto, osserva Parmitano, siciliano, classe 1976 e pilota dell'Aeronautica Militare, "la Luna è più 'vicina' e noi abbiamo solo fatto 'una toccata e fuga'. Ci dobbiamo ritornare". Nel libro, continua Parmitano, "parlo di cosa dovremo imparare per le sfide planetarie che ci attendono". Ma non solo. Dopo l'introduzione di Alberto Angela e la prefazione di Fabio Fazio, in 'Volare' Luca parla soprattutto delle sue esperienze. Molte vissute sul nostro pianeta.

"L'esplorazione può andare in tante direzioni diverse. L'orizzonte infinito e il nero assoluto dello spazio hanno un fascino indiscutibile, ma il buio di una grotta, che si snoda sottoterra in posti dove la luce non ha mai fatto visita, mi ricorda quanto ancora non sappiamo del nostro pianeta" indica l'astronauta italiano dell'Esa. Che, guardando al suo collega Paolo Nespoli pronto a rientrare a dicembre dalla Iss, ricorda: "La scienza che facciamo noi astronauti sulla Stazione Spaziale Internazionale è vera scienza e segue gli stessi standard della ricerca che si fa sulla Terra".

Ci vuole tempo, avverte però Parmitano, "per vedere i risultati del lavoro di un astronauta, ma è già straordinario che tuti i dati raccolti da Paolo Nespoli nei suoi esperimenti siano arrivati senza perdite di informazioni. E' il primo grande risultato" visto che la Iss è 'staccata' da noi. L'altro grande ritorno delle missioni spaziali, spiega ancora Luca, è la divulgazione agli studenti ma anche alle istituzioni, a chi fa policy, a chi deve destinare fondi alle sfide in orbita". La scienza, dice, "è il motore della ricerca e la ricerca è il motore dello sviluppo", quindi, "la space economy è un'importante risposta alle missioni spaziali" e "l'Esa ha rilevato che per ogni euro investito nello spazio, l'economia ha registrato 7 euro di ritorni". "Ma quello che mi ha sorpreso è che da un volo umano spaziale il ritorno per l'economia è pari a circa il 200%: 1,8 euro per ogni euro investito". Ricchezza, argomenta l'astronauta, che atterra direttamente "sulle imprese e sul sistema Paese".

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