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Draghi: "Non possiamo cantare vittoria, non ancora"

25 gennaio 2018 | 15.25
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Draghi:

"Non possiamo cantare vittoria, non ancora". Lo dice il presidente della Bce, Mario Draghi, per sottolineare che "non è ancora realmente iniziata una discussione" per uscire dalle misure straordinarie e "non ci sono nuovi elementi" che giustifichino un cambio di rotta in tal senso. Un concetto che il presidente della Banca centrale puntualizza più volte. Sul futuro del programma di acquisti "nel Consiglio direttivo la discussione non è davvero iniziata: abbiamo valutato eventi da ottobre ad oggi e non ci sono stati molti cambiamenti tranne un rafforzamento, anche superiore al previsto" della ripresa economica, spiega.

Su questo fronte, si conferma una "robusta espansione dell'economia, che ha accelerato più di quanto previsto nella seconda metà del 2017". Draghi rileva che "il pil è aumentato dello 0,7% nel terzo trimestre del 2017 rispetto al trimestre precedente, dopo una crescita simile nel secondo trimestre". Gli ultimi dati economici e i risultati dei sondaggi indicano inoltre "un costante e forte impulso di crescita a fine anno", aggiunge sottolineando che la politica monetaria della Bce "ha facilitato il processo di deleveraging, continuando a sostenere la domanda interna".

Ma le buone notizie sulla crescita non sono accompagnate da altrettanto ottimismo sull'inflazione. L'inflazione di fondo "resta modesta, in parte a causa di fattori speciali, e deve ancora mostrare segni convincenti di una sostenuta tendenza al rialzo". E i tassi "dovrebbero oscillare intorno ai livelli attuali nei prossimi mesi". Anche se, guardando avanti, "si prevede che aumenteranno gradualmente nel medio termine, sostenute dalle nostre misure di politica monetaria, dalla continua espansione economica, dal corrispondente assorbimento del rallentamento economico e dalla crescita salariale".

In questo quadro, due indicazioni chiare: la prima, "le analisi monetarie confermano il bisogno di un ampio livello di accomodamento monetario per assicurare un sostenuto ritorno dell'inflazione ai tassi inferiori ma vicini al 2%"; la seconda, ci sono "poche chances che i tassi possano essere alzati quest'anno".

In una serie di risposte, Draghi si occupa poi dei Governi e, in particolare, di quelli come quello italiano, che devono fronteggiare un alto livello del debito pubblico. Visto che "parte della crescita economica è ciclica e prima o poi si fermerà e anche i tassi smetteranno di essere così bassi, a quel punto" conterà "lo spazio fiscale" sul quale i governi potranno contare. Quindi, "il consolidamento è una cosa buona da fare, non solo in Italia ma dappertutto, ora" che i tassi sono bassi. Così come "una piena implementazione del patto di stabilità e crescita resta essenziale per accrescere la resilienza dell'area euro".

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