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Mai un lusso, chi era Mr. Ikea

28 gennaio 2018 | 14.11
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Ingvar Kamprad (Afp) - AFP
Ingvar Kamprad (Afp) - AFP

Viaggiava in economy, guidava una vecchia auto e preferiva abiti usati alle griffe di lusso. "Mi vesto sempre acquistando al mercatino delle pulci" raccontava due anni fa in un'intervista rilasciata alla tv svedese TV4 in occasione del suo 90esimo compleanno. Quella di Ingvar Kamprad, il fondatore di Ikea scomparso all'età di 91 anni non può certo definirsi una vita da paperone con le mani bucate. Anzi. Kamprad era milionario atipico, con il pallino del risparmio, che partendo dal nulla è riuscito a creare quello che oggi è un vero impero mondiale, con una rete capillare di negozi a livello globale per un totale di 190mila occupati e un giro di affari intorno ai 35 miliardi di euro.

Nato a Ljungby il 30 marzo 1926, Kamprad è stato uno degli uomini più ricchi del mondo, tanto da piazzarsi al quarto posto tra i più facoltosi del 2007, con un patrimonio di 33 miliardi di dollari. Nonostante il successo, il papà di Ikea ha sempre vissuto una vita parsimoniosa, scandita da intuizioni geniali. Come quella che ebbe da giovanissimo, quando iniziò a vendere fiammiferi ai vicini di casa. A 17 anni il padre gli donò dei soldi e lui li usò per costruire Ikea, acronimo composto dalle iniziali del suo nome più Elmtaryd, la fattoria di famiglia dove crebbe, e Agunnaryd, un villaggio nella provincia di Småland.

All'inizio l'azienda era specializzata nella vendita di articoli come penne, fiammiferi, orologi e decorazioni. Poi, nel 1950 i mobili entrarono a fare parte dell'assortimento e l'anno seguente uscì il primo catalogo. Nel 1953 la sede venne trasferita ad Älmhult, nel sud della Svezia, dove Kamprad aprì il primo negozio cinque anni più tardi. Da quel momento Ikea si specializzò nell'arredamento low cost, offrendo ai propri clienti la possibilità di montare da soli i propri mobili, risparmiando sui costi.

In passato Mister Ikea destò scalpore per le simpatie a un gruppo filo-nazista durante la Seconda Guerra Mondiale. Una vicenda che lo stesso Kamprad definì il più grande errore della sua vita. Nel 2012 aveva lasciato la guida del colosso svedese ai suoi tre figli: Peter, Jonas e Mathias.

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