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Prestiti: chi non ha posto fisso non li chiede

12 febbraio 2018 | 09.57
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(foto Fotogramma)
(foto Fotogramma)

Lavoratori a tempo determinato sempre più scoraggiati quando si tratta di chiedere un prestito. Non solo sono una percentuale definibile 'irrisoria' sul totale di quanti presentano domanda per un finanziamento, ma sono in calo e richiedono sempre cifre più basse. Secondo i dati emersi da 100mila domande di prestiti inoltrate tramite i portali Facile.it e Prestiti.it ed elaborati dall'Adnkronos, nel 2016 i lavoratori a tempo determinato hanno rappresentato appena lo 0,31% del totale dei richiedenti di un prestito personale. E il dato - già bassissimo - si è praticamente dimezzato lo scorso anno quando sono passati addirittura allo 0,17%.

Una 'assenza' sul mercato dei prestiti che difficilmente può essere collegata a mancate esigenze, ma al fatto che chi ha un impiego a tempo determinato non li chiede nemmeno perché presuppone un rifiuto legato alla precarietà della propria posizione lavorativa. Una tendenza, questa, fotografata con una certa precisione dai due portali di comparazione perché, a oggi, sempre più consumatori si informano o generano preventivi su internet per poi concludere la transazione anche in modo tradizionale, cioè tramite la propria banca o una finanziaria.

Per dare una dimensione di questo 'scoraggiamento', basti pensare che nel 2016 i lavoratori a tempo indeterminato che hanno chiesto un finanziamento erano il 62,38% del totale. Nel 2017 sono saliti al 65,96%. E non è tutto: prendendo in esame le richieste degli autonomi, categoria solitamente meno favorita quando si tratta di erogare un finanziamento, le loro domande nel 2016 erano il 9,18% del totale, nel 2017 sono passati alla doppia cifra: ben l'11,72%.

Tornando ai (pochi) lavoratori a tempo determinato, nel 2016 la loro richiesta media di prestito, a fronte di uno stipendio di 1.324 euro, era pari ad 8.557 euro da restituire in 58 mensilità. Nel 2017 la richiesta media è calata a 8.247 euro a fronte di uno stipendio cresciuto, seppur di poco, fino ad arrivare a 1.376 euro. Un cambiamento che però si riflette nel numero di mensilità, che scendono a 51 in media.

Quanto alle finalità, le motivazioni indicate durante la richiesta nel 2016 erano legate alla necessità di liquidità, seguite dall’acquisto di un’autovettura usata e dal consolidamento dei debiti. Nel 2017, invece, la finalità è diventata l’acquisto della macchina, seguita dalla liquidità e dalla ristrutturazione degli immobili. Segno, forse, che il calo delle richieste è stato però accompagnato da un miglioramento delle condizioni complessive di questa categoria di lavoratori.

Questi dati sui prestiti possono avere "una duplice lettura", spiega all’Adnkronos Andrea Bordigone, responsabile del settore prestiti per Facile.it. “Dal punto di vista tecnico, sono spesso le finanziarie stesse a porre delle ‘barriere in ingresso’ richiedendo a chi presenta domanda di credito una posizione lavorativa stabile o, in alternativa, una figura che possa fare da garante. Da un punto di vista più generale, invece, bisogna considerare che coloro che devono ancora trovare una stabilità lavorativa – argomenta Bordigone - siano meno propensi a fare progetti a medio lungo termine e ad assumersi impegni che non sono sicuri di poter onorare fino in fondo”.

Non tutto è da leggere in chiave negativa, però. Perché secondo Bordigone, è positiva "la variazione delle finalità per le quali si fa ricorso ad una finanziaria. L’aumento della percentuale di richieste di prestito per l’acquisto di auto usate e per la ristrutturazione vanno interpretati come un segnale di maggiore fiducia nel futuro, seppur all’interno di una diminuzione della percentuale di richiedenti con contratto a tempo determinato, in parte assorbita dai contratti a tempo indeterminato, in parte dai lavoratori autonomi, proprio perché legate a elementi di indipendenza come la casa o un’auto di proprietà", aggiunge il manager.

A commentare i dati dei due portali è anche l'Assofin, l'Associazione italiana del credito al consumo e immobiliare. All'Adnkronos, il direttore operativo Giuseppe Piano Mortari, dopo aver comunque descritto uno scenario "in generale, guardando i nostri dati, in aumento" sul fronte degli importi e della durata media, ammette che "una percentuale così contenuta stupisce, ma posso immaginare che le persone con contratto a tempo determinato tendano a ricorrere meno al credito. Sono meno interessati, avendo meno certezze nella durata del proprio reddito e per questo non intendono impegnarsi".

La precarietà per il futuro, ribadisce Piano Mortari, "sarebbe la spiegazione sul perché non chiedono un prestito. Con poco reddito e senza certezze non si fanno progetti". Quanto alle finalità registrate dai due portali, Piano Mortari conferma il trend rilevato dai due portali: più nello specifico, infatti, "nel 2017 c’è stato un aumento significativo dei finanziamenti auto".

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