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Embraco licenzia, furia Calenda

19 febbraio 2018 | 13.43
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Embraco licenzia, furia Calenda

Embraco, la società controllata da Whirlpool che ha confermato 500 licenziamenti nel torinese, tira dritto e dice no alle richieste del ministero. “Abbiamo sentito i legali di Embraco con Chiamparino offrendogli tutto il sostegno possibile per fare una Cig e l’azienda ha comunque risposto negativamente. Non si comprende questo atteggiamento” afferma il ministro dello Sviluppo economico, Carlo Calenda.

Si conferma un atteggiamento di totale irresponsabilità dell’azienda, siamo di fronte al peggior caso di una multinazionale che dimostra totale irresponsabilità nei confronti dei lavoratori e mancanza di rispetto del governo”, sottolinea. “Non ricevo più questa gente perché ne ho fin sopra i capelli di loro e dei loro consulenti”, dice Calenda.

LA CONTROPROPOSTA - "Ho parlato al telefono con i consulenti dell’azienda e ho spiegato loro che la proposta fatta, quella del part time, era una proposta che non potevamo accettare. Ho fatto una controproposta e aspetto una risposta prima di incontrare l’azienda" aveva detto Calenda a margine di un accordo con la Regione Toscana.

La controproposta, aveva ribadito Calenda, "è quella che prevede il ritiro dei licenziamenti e il passaggio alla cassa integrazione in modo da trovare una soluzione per la reindustrializzazione. Se hanno dei dubbi interpretativi sono disponibile a scrivere una lettera di mio pugno, rassicurandoli sui dubbi interpretativi". Ma la risposta di Embraco è stata negativa e all'incontro al Mise l’azienda controllata da Whirlpool non ha ritirato i licenziamenti.

Attiviamo urgentemente un lavoro con Invitalia per cercare di trovare un percorso di reindustrializzazione, a questo punto in tempo molto più breve - afferma ora Calenda - Abbiamo poco più di un mese per chiudere tutto”.

Il ministro interviene anche su Twitter rispondendo a un utente: "Quello che è sicuro è che continuare a negoziare con persone che si rimangiano gli accordi presi e che non mostrano alcun senso di responsabilità sociale è del tutto inutile". C'era una proposta del governo che non pesa sul loro bilancio e "abbiamo offerto tutte le garanzie possibili. Ma prese in giro no".

E dai microfoni di Radio 24 risponde così alla domanda se davvero abbia o meno definito ‘gentaglia’ la controparte Embraco nella trattativa per lo stabilimento di Riva di Chieri: “Ho detto gent e poi mi sono corretto”. “Detto questo - sottolinea - la sostanza non cambia perché il comportamento è totalmente inaccettabile”.

PRESIDIO DEI LAVORATORI - Tra i lavoratori dell'Embraco di Riva di Chieri c'è tanta delusione e tanta rabbia. "Delusione - spiega all'Adnkronos Michele De Luca rsu della Uilm - perché dall'azienda non ci aspettavamo questo tipo di trattamento e rabbia perché dopo tanti giorni di lotta non siamo riusciti a conquistare nulla''.

Gli operai, che questa mattina in corteo avevano bloccato la rotonda sulla statale che collega Asti a Torino, si sono radunati in presidio davanti ai cancelli dello stabilimento e hanno prolungato da 4 a 8 le ore di sciopero.

SINDACATI - Intanto Uilm e Fiom stanno valutando di organizzare, con il coinvolgimento delle istituzioni, una manifestazione davanti all’Europarlamento a Bruxelles per sottolineare ''la totale irresponsabilità di questa multinazionale''.

"La posizione di Embraco - commenta il segretario confederale della Cgil Maurizio Landini - si conferma irresponsabile e provocatoria. Alla richiesta dei sindacati e dello stesso ministro Calenda di sospendere i licenziamenti e attivare la cassa integrazione per permettere di ricercare soluzioni industriali alternative a difesa dell'occupazione, l'azienda risponde con la provocazione dei part-time, azzerando salari e diritti dei lavoratori".

"Tutto ciò è inaccettabile. Chiediamo al Governo italiano - prosegue il segretario confederale - di adottare tutte le misure necessarie per scongiurare questo esito. In particolare va affrontato il tema della delocalizzazione verso quei Paesi europei che agiscono in condizioni di dumping. Altri casi analoghi hanno già ampiamente penalizzato il lavoro italiano e l'occupazione. E' arrivato il tempo di adottare, anche nel rapporto con la UE, norme generali in grado di frenare questo esodo e di agire in condizioni di parità e trasparenza".

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