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Germinal Bio punta su mercato Usa e joint venture

03 marzo 2018 | 11.49
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Paolo Pisano, direttore commerciale del gruppo MangiarsanoGerminal - Ufficio stampa
Paolo Pisano, direttore commerciale del gruppo MangiarsanoGerminal - Ufficio stampa

Germinal Bio punta sugli Usa e non solo: l'azienda, che fattura 37 milioni di euro l'anno di cui 25% dall'export, mira a incrementare i ricavi attraverso il commercio estero e nuove joint venture. Con Germinal Organic - ramo della società - spera che il mercato statunitense "si riveli il 'colpo d'ala'" garantendo al gruppo, da 40 anni nel settore del bio, "crescite maggiori rispetto a quelle che abbiamo in Italia e in Europa". Lo afferma Paolo Pisano, direttore commerciale del gruppo MangiarsanoGerminal, interpellato dall'Adnkronos.

Il settore in Italia vale oltre 3 miliardi di euro nel 2016, +14% rispetto all'anno precedente, mentre negli Stati Uniti - valgono il 50% del bio nel mondo - le vendite hanno toccato 39,7 miliardi di dollari, secondo gli ultimi dati disponibili. "Questo enorme mercato - spiega - sembra avere margini di crescita maggiori di quello europeo e nostrano. Abbiamo costituito una società negli Stati Uniti, ma preferiamo non esprimerci in termini di cifre perché ci sembra prematuro. Con la capacità produttiva che abbiamo che ci permette di spaziare, all'interno dei prodotti bio anche tra i prodotti senza latte, o glutine o uova, abbiamo ottime prospettive".

Una "nuova avventura" per la quale "abbiamo creato una forza vendita dedicata esclusivamente all'export, con cinque figure espressamente dedicate. Abbiamo reclutato una società americana ben organizzata e inserita nel mercato. La produzione invece rimarrà in Italia". In programma non solo assunzioni, ma anche "joint venture", annuncia il direttore commerciale del gruppo che conta 14 certificazioni, tra cui anche quelle religiose per il cibo halal e kosher, e che già conta su numerosi partner commerciali in Cina, Australia, Emirati Arabi, Russia e Sudafrica.

"L'export rappresenterà una voce di fatturato importante: abbiamo avuto una grande espansione nel mercato interno, ma siamo attrezzati per rivolgerci ad altri Paesi. Siamo la prima azienda italiana con una certificazione bio cinese per i prodotti trasformati, un mondo che ha potenzialità enormi. Siamo presenti in Australia e ci stiamo muovendo perché c'è molto da fare soprattutto all'estero", evidenzia Pisano. Per Germinal Bio, 90 impiegati di alta specializzazione - tra cui 9 tecnologi alimentari che adattano i prodotti alle esigenze gluten free, vegan, o altri allergeni - il biologico in Italia è destinato ancora a crescere, fino ad arrivare a una quota "del 7-8%, per poi assestarsi".

Un settore in cui l'esecutivo "può fare qualcosa di più. Sicuramente il governo ha dimostrato sensibilità per il comparto agroalimentare, che in Italia è molto importante, ma le nostre rappresentanze in Assobio già lavorano a delle migliorie", spiega. "A mio avviso si dovrebbero rendere più semplici i protocolli e definire meglio le regolamentazioni in modo da evitare la confusione in chi accede al settore e di conseguenza anche nella mente del consumatore che tutto sia 'biologico'. Il bio è ben regolamentato, ma si potrebbe fare di più e sono convinto che siamo sulla strada giusta".

Il garantire "un'intera filiera certa nel mondo del bio sarà il prossimo passo che questo mercato dovrà fare". Il biologico "non è una moda, ma è maggiore sensibilità verso il mondo salutistico, un aspetto oggi molto forte nel consumatore, soprattutto tra i più giovani, dove l'attenzione al proprio benessere si accompagna alla sostenibilità dell'ambiente". L'azienda di Castelfranco Veneto, che produce 7300 tonnellate di prodotti da forno all'anno, ospita un impianto a pannelli fotovoltaici che copre il 21,57% del fabbisogno interno, con un risparmio del 22% di emissione di Co2 per anno.

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