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Ema, tre compromessi

12 marzo 2018 | 21.01
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(Afp) - AFP
(Afp) - AFP

La Commissione Envi dell'Europarlamento ha approvato a grande maggioranza a Strasburgo tre emendamenti di compromesso alla proposta di regolamento che assegna ad Amsterdam la nuova sede dell'Ema, concordati dalla maggioranza dei gruppi politici. Negli emendamenti, in sintesi, si chiede alla Commissione e alle autorità olandesi rapporti ogni tre mesi sull'avanzamento dello stato dei lavori per la sede temporanea, che dovrà essere pronta entro il primo gennaio 2019, e per la sede permanente, che dovrà essere pronta entro il 16 novembre 2019; vengono fortemente criticati i metodi scelti per assegnare la sede dell'Ema: gli eurodeputati chiedono che non vengano mai più utilizzati, ma che il Parlamento sia pienamente coinvolto in futuro in scelte di questo genere.

Se gli emendamenti saranno confermati giovedì nel voto in plenaria, come è probabile, allora si aprirà il trilogo, il negoziato interistituzionale con il Consiglio, in cui la Commissione svolge il ruolo di consulente tecnico. Il testo proposto prevede Amsterdam come sede, come deciso mediante sorteggio a margine del Consiglio Affari Generali del 20 novembre 2017 e come previsto, ma gli eurodeputati sono riusciti, in questo modo (sempre posto che la plenaria confermi il voto in commissione), a trasformare quella che avrebbe dovuto essere, nelle intenzioni, una decisione politica insindacabile, presa dai 27 Stati dell'Ue a margine del Consiglio (e non nel Consiglio) con modalità particolari (le schede di voto sono state distrutte proprio nel tentativo di renderla inappellabile), in una proposta che segue la procedura legislativa ordinaria e che, dunque, è soggetta a modifiche in sede di trilogo, che è un negoziato tra Parlamento e Consiglio (rappresentato dalla presidenza di turno, bulgara) a porte chiuse, volto a cercare un compromesso su un testo legislativo.

RITIRATO NOME MILANO - Gli emendamenti alla proposta di regolamento sulla nuova sede dell'Ema che contenevano il nome di Milano come nuova sede "sono caduti perché coperti da un elemento di compromesso: il compromesso che era appoggiato dai gruppi politici prevedeva che ci fosse scritto 'Amsterdam con condizioni', quindi tutti gli emendamenti che prevedevano sedi diverse erano coperti dal compromesso" ha spiegato il relatore per il provvedimento nella commissione Envi dell'Europarlamento Giovanni La Via (Ap, gruppo Ppe), a margine dei lavori. D'altra parte, non essendoci una maggioranza in favore di Milano nella commissione Envi, far votare quegli emendamenti avrebbe comportato una bocciatura del nome di Milano e sarebbe stato controproducente per i proponenti.

"Abbiamo votato in Envi - ha aggiunto La Via - e il risultato del voto è chiaro: c'è un sì ad Amsterdam, un sì subordinato al rispetto di condizioni precise rispetto allo stadio di avanzamento delle realizzazioni che il governo olandese deve compiere".

"Abbiamo quindi detto sì - ha proseguito La Via - ma devono essere rispettati i tempi di consegna degli stabili, perché qualora ciò non avvenisse ci sarebbe un danno per la continuità dell'attività dell'Ema. Il Parlamento e il Consiglio dovranno essere puntualmente informati, dalla Commissione e dalle autorità olandesi, per poter seguire ogni tre mesi gli stati di avanzamento e le procedure per la realizzazione degli edifici".

"Il caso non è chiuso - ha continuato - perché c'è un rilevante problema istituzionale: è stata approvata la mia posizione, volta a vedere affermato il ruolo del Parlamento Europeo, con una modifica del testo legislativo che, se confermato dalla plenaria, cosa che ci auguriamo che avvenga, ci porterà al trilogo, quindi ad un confronto con l'altro colegislatore, che speriamo possa addivenire ad avere le nostre stesse posizioni". "Una cosa è certa - ha concluso - vogliamo garantire l'operatività dell'Ema e non vogliamo che l'agenzia sia ostaggio di una procedura legislativa. Vogliamo il rispetto dei tempi da parte delle autorità olandesi e abbiamo chiesto alla conferenza dei presidenti di pronunziarsi sul joint statement, firmato nel 2012 e che non riteniamo più possa continuare ad esercitare la sua validità. Una cosa è certa: il Parlamento ha detto chiaramente che non intende più seguire procedure simili" e che deve essere pienamente coinvolto, in futuro.

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