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Il grande tonfo

20 marzo 2018 | 08.11
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(Afp)
(Afp)

Informazioni personali di 50 milioni di profili di elettori americani, raccolte senza alcuna autorizzazione. Facebook e il suo sistema di protezione della privacy nell'occhio del ciclone per lo scandalo Cambridge Analytica. Il colosso di Menlo Park si trova ora a dover rispondere di quella che il Congresso americano reputa una violazione senza precedenti di dati sensibili, raccolti nel 2014 e utilizzati - sembra - per influenzare gli elettori Usa nelle elezioni del 2016 che hanno poi visto trionfare l'amministrazione Trump.

Dimissioni in vista, secondo il New York Times, per Alex Stamos, il capo della sicurezza dati Facebook, per le indiscrezioni in rotta con i vertici dell'azienda per il modo in cui sono state gestite diffusione di notizie e fake news. "L'imminente uscita di Stamos - si legge - riflette l'accresciuta tensione nella leadership ai vertici del social network. Buona parte del disaccordo interno è fondato su quanto Facebook dovrebbe - o meno, ndr. - condividere pubblicamente in merito a come gli Stati nazionali avrebbero abusato della piattaforma e discusso sui cambiamenti organizzativi nel periodo precedente alle elezioni di medio termine del 2018".

E nella giornata di ieri lo scandalo ha avuto la sua prima, grande, ripercussione sul social guidato da Mark Zuckerberg: il titolo del gruppo, dopo il tonfo a -5% in avvio a Wall Street, ha peggiorato ancora perdendo prima il 7,5% per poi chiudere gli scambi in ribasso del 6,77% a 172,5 dollari. Un vero e proprio crollo delle azioni in attesa che la società riferisca, come chiesto da alcuni parlamentari, sul suo coinvolgimento nel furto di dati. Il gruppo è stato infatti formalmente invitato a testimoniare su quanto accaduto: la senatrice democratica Amy Klobuchar e il repubblicano John Kennedy hanno chiesto alla Commissione Giustizia di ascoltare le principali compagnie hi-tech, a cominciare da Facebook, Twitter e Google. "La mancanza di controlli su come vengano gestiti i dati e su come vengano vendute le inserzioni di carattere politico - hanno affermato i senatori - alimenta preoccupazioni sull'integrità delle elezioni americane e sul diritto alla privacy". "E' chiaro che queste piattaforme non possono regolamentarsi - ha proseguito Klobuchar -. Mark Zuckerberg deve venire a testimoniare davanti alla Commissione Giustizia del Senato".

Aspettando che il Ceo parli, non sono solo gli Usa a puntare il dito contro il social. In allarme infatti anche l'Europa, con la richiesta degli europarlamentari del gruppo dei Socialisti e Democratici a Cambridge Analytica e Facebook di chiarire le accuse davanti al Parlamento Europeo. "Ci aspettiamo che i rappresentanti di Facebook vengano in Parlamento a spiegare che cosa è successo esattamente - dice il vicepresidente del gruppo per le questioni digitali, Josef Weidenholzer - quali misure sono state adottate per assicurare che cose simili non accadano più e a chiarire se simili attività hanno avuto luogo anche nell'Ue".

"Per la Commissione Europea la protezione dei dati personali è un valore", ha oggi affermato la commissaria europea all'Economia e società digitali Mariya Gabriel, in conferenza stampa a Bruxelles.

"In questo momento - continua la Gabriel - la commissaria Vera Jourova si trova negli Usa e potrà avere dei colloqui. Da parte nostra continuiamo a seguire questo caso. Ribadiamo che la protezione dei dati personali è un valore incontestabile per l'Ue e con gli strumenti che abbiamo" faremo sì che "alle parole" seguano "i fatti".

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