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International Business Law, un aiuto alle nostre imprese

21 marzo 2018 | 18.39
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Lucio Ghia
Lucio Ghia

Quello dell’International Business Law "è un mondo che bisogna conoscere a fondo non solo per far parte di un ‘ecosistema’ giuridico così importante ma anche per poter difendere gli interessi nazionali, e quindi le nostre imprese, i nostri posti di lavoro, il nostro futuro”. Così Lucio Ghia, titolare assieme alla figlia Enrica dell’omonimo studio legale, sintetizza all’Adnkronos il focus del suo libro – dal titolo appunto ‘International Business Law’, edito da Wolters Kluwer – presentato a Roma, presso il Centro Studi Americani.

E’ una ricerca – spiega all’Adnkronos l’avvocato, specializzato in diritto commerciale, societario e fallimentare,- che “nasce dalla mia esperienza come delegato italiano all’Uncitral, la Commissione permanente per il diritto commerciale internazionale delle Nazioni Unite”, una istituzione che lavora “per l’allargamento dei mercati, per l’abolizione dei dazi e degli ostacoli che possono essere frapposti alla circolazione”, un processo “ se vogliamo, che va in direzione contraria a quanto sta facendo ora Trump”.

Quella sul diritto commerciale internazionale, aggiunge, “è una fucina per la nascita di un nuovo 'ius mercatorum', di un ecosistema giuridico di natura sovranazionale che grazie al nostro lavoro all'Uncitral punta a individuare guide legislative e modelli di legge che vengono sottoposti all'approvazione dei paesi membri per la loro adozione”.

Ghia non nasconde come dietro gli obiettivi ‘sovranazionali’ “c'è anche una presenza e una tutela di interessi economicamente rilevanti, come quelli delle multinazionali o dei grandi gruppi” ma anche in questo contesto la ‘voce’ dell’Europa e dell’Italia, riesce a farsi sentire. “Certo, spesso emerge una matrice anglosassone, o addirittura americana, con profili che non incontrano il favore di molti giuristi europei e italiani, come ad esempio nella legislazione in tema di contratti e di negoziati precedenti al contratto”.

Ma l'avvocato sottolinea anche come i principi giuridici italiani “presentano numerosi elementi che vengono presi in considerazione per diventare disciplina suggerita agli altri paesi: ad esempio in materia fallimentare ci sono aree che costituiscono un modello per altri paesi, mentre la parte IV della parte legislativa sull'insolvenza dell’Uncitral contiene raccomandazioni di taglio esplicitamente ‘italiano’”.

Resta sullo sfondo la necessità di creare un ambiente favorevole al fare impresa, fatto non solo di normative certe ma anche di risposte giudiziarie veloci ed efficaci: “Su questo in Italia non brilliamo, e ciò costa diversi punti di Pil l’anno: ma bisogna anche riconoscere – conclude Ghia – che a livello internazionale spesso le imprese italiane, proprio perché abituate alle complicazioni ‘interne’, quando all’estero non trovano ostacoli si comportano molto bene”.

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