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Negozi chiusi nei festivi, "a rischio 400mila posti"

14 luglio 2018 | 09.53
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(Xinhua) - XINHUA
(Xinhua) - XINHUA

"Su 52 domeniche i negozi potranno restare aperti solo 12 festività all'anno. Le aziende saranno costrette a licenziare, l'intero comparto perderà 400mila posti di lavoro e il 10% del fatturato". A lanciare l'allarme sulla proposta di legge avanzata dal sottosegretario allo Sviluppo economico Davide Crippa (M5S) per le aperture 'contingentate' degli esercizi commerciali nei giorni festivi, è il presidente di Confimprese Mario Resca.
Per l'associazione, qualora la proposta si trasformasse in legge, "significherebbe quindi perdere il 15% della forza lavoro in un Paese che ha un tasso di disoccupazione dell’11%, con un Pil in forte rallentamento nel secondo trimestre e un futuro delle famiglie molto incerto". Problematica per Confimprese anche la decisione su quali saranno le città turistiche che potranno tenere aperti i negozi nei giorni festivi: "L'Italia - spiegano - è un museo a cielo aperto, detiene il record mondiale di siti Unesco, è meta di turismo culturale, enogastronomico e di business. Il turismo gode di ottima salute, ma i turisti arriveranno nelle nostre città e troveranno i negozi serrati".

"Quali sono i criteri - chiede Resca - per stabilire le città a vocazione turistica? Il nostro Paese è tutto una meta turistica e noi, oltre che i posti di lavoro, vogliamo perdere anche i servizi e i consumi? Gli acquisti non sono di necessità ma di impulso, la gente consuma se ne ha l’opportunità, ma se i negozi sono chiusi rinuncia e non compra".

"Disponibile al confronto" con il governo è invece Confcommercio, che chiede "la reintroduzione di una regolamentazione minima, a nostro avviso indispensabile per il mantenimento del pluralismo distributivo e come migliore garanzia per lo sviluppo delle imprese di ogni dimensione". In una nota sull'intenzione del governo di mettere i paletti alla deregulation nel settore, la Confederazione spiega di prendere "atto dell'intenzione del governo e del Parlamento di intervenire per regolamentare gli orari dei negozi". "I fatti - spiegano - ci hanno dato ragione, la deregolamentazione totale degli ultimi anni non ha prodotto particolari effetti sui consumi e sull'occupazione, né ha incrementato la concorrenzialità del settore, peraltro già ampiamente liberalizzato da tempo".

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