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Fisco, imprese bonsai con versamenti da giganti

21 luglio 2018 | 14.49
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Il 98 per cento circa del totale delle imprese presenti in Italia ha meno di 20 addetti ma nonostante questa dimensione ridotta il contributo fiscale ed economico è rilevantissimo. Lo evidenzia un'analisi dell’Ufficio studi della CGIA che mostra, ad esempio, come in materia di imposte e tasse nel 2017 i lavoratori autonomi e le piccolissime imprese (solo quelle sottoposte agli studi di settore), hanno versato al fisco 43,9 miliardi di euro, una somma pari al 53 % del totale delle principali imposte versate dal sistema economico. Tutte le altre, prevalentemente medie e grandi imprese, hanno invece corrisposto 'solo' 39,6 miliardi (il 47 per cento del totale).

La Cgia evidenzia risultati 'sorprendenti' anche nel campo economico ed occupazionale: visto che al netto dei dipendenti del pubblico impiego, le aziende con meno di 20 addetti danno lavoro alla maggioranza degli italiani, vale a dire al 56,4 per cento degli occupati e producono il 40 per cento del valore aggiunto nazionale annuo, il record fra le principali economie UE.

A favorire questo dato - continua l'associazione - il declino delle grandi imprese nazionali. Se fino agli inizi degli anni ’80, infatti, l’Italia era tra i leader mondiali nella chimica, nella plastica, nella gomma, nella siderurgia, nell’alluminio, nell’informatica e nella farmaceutica oggi "abbiamo perso terreno e leadership in quasi tutti questi settori" per via "di una selezione naturale compiuta dal mercato" ma soprattutto - spiega il coordinatore dell’Ufficio studi della CGIA Paolo Zabeo – "dell’incapacità dei grandi player, prevalentemente di natura pubblica, di reggere la sfida lanciata dalla globalizzazione".

Alla luce di queste specificità, la CGIA chiede maggiore attenzione al mondo delle imprese a iniziare dal debito commerciale della nostra Pubblica amministrazione (Pa) che nei confronti dei fornitori sfiora i 60 miliardi di euro (con mancati pagamenti per circa la metà di questo importo). Come ricorda il segretario della CGIA Renato Mason "la nostra Pa non solo paga con un ritardo inaudito che ci è costato un deferimento alla Corte di Giustizia europea, ma quando lo fa non versa più l’Iva al proprio fornitore" una circostanza che toglie alle imprese "liquidità per fronteggiare le spese correnti".

Alla politica, inoltre, la CGIA chiede di abbassare quanto prima la tassazione sulle famiglie e sulle piccole e micro imprese in modo da rilanciare i consumi interni e l’occupazione e di rilanciare gli "investimenti, soprattutto quelli pubblici, che sono una componente del Pil poco rilevante in termini assoluti, ma fondamentale per la creazione di ricchezza".

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