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Dazi: rete e hi-tech per aggirare Trump, la sfida di Opportunity Network

02 agosto 2018 | 15.26
LETTURA: 4 minuti

Il caso di Opportunity Network

Donald Trump
Donald Trump

di Vittoria Vimercati

Aiutare le imprese a schivare i dazi (legalmente) con la tecnologia. E' la sfida raccolta da Opportunity Network , la piattaforma che mette in connessione 20mila amministratori delegati in tutto il mondo. Il principio è semplice: chi produce ed esporta merce sottoposta a dazi in un determinato Paese riesce a trovare acquirenti in un altro mercato e lo spazio vuoto lasciato da un esportatore riesce ad essere rimpiazzato con le merci in arrivo da una nazione terza.

"Noi che aiutiamo le imprese a trovare controparti commerciali - spiega Brian Pallas, 31 anni, fondatore e ceo di Opportunity Network - abbiamo notato che spontaneamente, da quando le tariffe sono state annunciate, si sono formate triangolazioni nel tessuto economico capaci di aggirare i dazi. Ad esempio, se prima un americano comprava alluminio da un cinese e un cileno da un peruviano, ora il cinese vende ai cileni e il peruviano vende agli americani. E alcuni clienti ci hanno chiamato per ringraziarci".

L'obiettivo della piattaforma presente oggi in 128 Paesi è continuare a facilitare gli scambi mettendo in contatto domanda e offerta. Il percorso iniziato da Pallas nel 2014 sta iniziando a dare i suoi frutti, maturati proprio negli ultimi mesi: sarà un po' anche merito della politica commerciale di Donald Trump, ma il valore del flusso d'affari generato dalla piattaforma è cresciuto solo nell'ultimo mese in modo esponenziale: 30 miliardi di euro, praticamente un quarto dei 140 miliardi 'smossi' dalla sua nascita.

Con la sua sede operativa a Barcellona, dove si sono trasferiti e vivono gran parte dei suoi oltre cento dipendenti, ("stiamo benissimo, da qua non ci spostiamo"), Opportunity Network ha chiuso di recente accordi di distribuzione con Abn Amro e Ubs: rafforzarsi in Asia è un traguardo a breve termine per la startup che tanto startup ormai non lo è più.

Finora, gli investitori "portati a bordo" sono una cinquantina: dieci negli ultimi dodici mesi a altrettanti i milioni di euro raccolti: l'ultimo ad entrare nel capitale con un investimento di due milioni di euro, a febbraio, è stato Michael Spencer, filantropo, fondatore di Nex, ritenuto uno dei self made men più ricchi di Londra.

Ed è proprio nel mondo wealth e dei family office che Opportunity Network sta cercando di muovere i primi passi: "Oltre alle opportunità commerciali, porteremo agli amministratori delegati anche capitali e opportunità di investimento: vogliamo diventare uno 'one stop shop' per i ceo nel mondo, come già lo è Amazon per i consumatori", spiega ancora Pallas. L'Italia, con tremila amministratori delegati iscritti al sito, è uno dei primi mercati.

Dai loro movimenti, si può intuire come la musica sia cambiata: "Il momento di crisi è superato. Fino a qualche anno fa, gli ad italiani cercavano ancora di tagliare i costi, oggi vogliono espandersi, investire per specializzarsi o internazionalizzarsi", dice ancora Pallas all'Adnkronos. Secondo l'imprenditore, che ha studiato a Milano prima di perfezionare inglese e preparazione alla Columbia University di New York, è proprio il capoluogo della Lombardia la città che più sta cominciando ad assomigliare a Barcellona: "Milano sta crescendo come città internazionale per le sue offerte culturali e sta creando un ecosistema giusto per le imprese innovative".

E' una città che "non isola e non fa sentire degli expat i ragazzi di talento che da tutto il mondo hanno iniziato a scegliere l'Italia come meta per crescere". Nel futuro di Opportunity network, valutata ormai circa 200 milioni di dollari sul mercato, potrebbe esserci presto un altro aumento di capitale, di cui non è stata ancora decisa la taglia: "Ci servirà per continuare a crescere ed assumere altri business relationship manager che sono spesso nativi di un Paese extra europeo e quindi in grado di supportare meglio i clienti parlando la loro lingua e facendoli sentire 'a casa'".

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