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Di Maio: "Reddito cittadinanza parte nel 2019"

02 settembre 2018 | 13.56
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Foto di repertorio (Fotogramma) - FOTOGRAMMA
Foto di repertorio (Fotogramma) - FOTOGRAMMA

Dal 2019 "il reddito di cittadinanza deve partire. Nella legge di bilancio dobbiamo mettere le coperture per aiutare almeno 5 milioni di persone". Lo dice il ministro del Lavoro Luigi Di Maio, parlando dal palco della festa del Fatto Quotidiano.

Ma, avverte, "non daremo soldi per stare sul divano alle persone. Chi lo riceverà si prende l’impegno di fare lavori di pubblica utilità e di formarsi per lavori che serviranno allo Stato" e nel caso qualcuno lo percepisse senza averne titolo, aggiunge il vicepremier, "rischia fino a 6 anni di carcere".

Con una nota poco prima Di Maio aveva smentito alcune notizie circolate sulla stampa: "Il reddito di cittadinanza e la flat tax restano due priorità di questo Governo e verranno realizzate entrambe. L'Esecutivo è compatto e andrà avanti attuando i punti contenuti nel programma".

Corruzione - Il dl anticorruzione "conterà norme che abbiamo aspettato per anni e che non sono state fatte perché la politica aveva paura che i carabinieri e la polizia li andassero a prendere. Dentro il documento ci sono tutte le nostre grandi battaglie come il daspo per i corrotti: se ti beccano, tu la pubblica amministrazione non la vedrai mai più", ha detto ancora il vicepremier.

Conti pubblici - "Noi ci troviamo come esecutivo a un bivio storico in cui si sono trovati i governi negli ultimi 20 anni: scegliere se ascoltare un'agenzia di rating o mettere al centro i cittadini. Noi sceglieremo sempre gli italiani", ha affermato Di Maio commentando la decisione di Fitch di portare l'outlook per l'Italia da 'stabile' a 'negativo'. "Non possiamo pensare - ha aggiunto - di stare qui a rassicurare un'agenzia rating e i mercati e poi pugnalare gli italiani alle spalle. Per ascoltare le agenzie di rating negli anni si sono fatti regali alle banche, il Jobs act e la legge Fornero. Ora dobbiamo aiutare 5 milioni di poveri assoluti, gli imprenditori, risolvere i problemi di sanità e scuola. E' un Paese in macerie da ricostruire", ha concluso.

Autostrade - "Con la gestione pubblica delle autostrade abbasseremo i pedaggi. Chiederemo un pagamento congruo e con questo investiremo in manutenzione. Non vogliamo fare utili", ha detto il vicepremier aggiungendo che ciò "non significa che ci stiamo innamorando di uno Stato padrone. Ma oggi c’è un monopolio con tre concessionari e uno di questi è Autostrade alla quale, è una promessa, toglieremo la concessione e su questo siamo a buon punto. Il problema è che se rifacciamo un bando, si presenta o qualche azienda estera che vuole colonizzarci o si ripresenta la stessa Autostrade".

Ilva - "Abbiamo verificato che nella gara per la vendita dell’Ilva c’è stato un eccesso di potere che rende l’atto illegittimo. Ma, allo stesso tempo, l’atto non soddisfa tutti i requisiti per annullarlo. Ne serve uno che stiamo verificando", ribadisce il ministro dello Sviluppo economico e del Lavoro. "Intanto – ha ricordato – ci incontreremo con sindacati e il potenziale acquirente Arcelor Mittal in vista della scadenza del 15".

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