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"Rischiamo ritorno nel tunnel", Bonometti lancia l'allarme

02 settembre 2018 | 14.40
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(Fotogramma)
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''Se l'impresa continua a essere un problema per il governo, c'è il rischio reale che si torni nel tunnel della crisi ed è giusto che i cittadini e le famiglie lo sappiano''. A lanciare l'allarme è Marco Bonometti, presidente di Confindustria Lombardia che spiega perché si sta costruendo un fronte di industriali pronti a scendere in campo se l'atteggiamento dell'esecutivo verso imprese e industria non cambierà.

''Gli imprenditori - dice all'Adnkronos - si stanno muovendo perché di fronte alle non scelte o alle scelte sbagliate di questo governo si rischia pericolosamente di tornare nel tunnel della crisi. Ne eravamo appena usciti, ma in questa confusione possiamo fare la fine della Grecia. Ed è giusto che i cittadini e le famiglie sappiano che la situazione in questo momento è grave''.

Da qui un appello al governo: ''Apriamo un dialogo prima che sia troppo tardi. Sembra che l'impresa sia il nemico da combattere, mentre invece è un bene comune da difendere, crea lavoro, occupazione ricchezza, se muore, muore il Paese''. Secondo Bonometti alle promesse elettorali di cambiamento ''sono seguite mosse opposte. Invece di fare leggi nuove che creano incertezze e confusione si dovrebbero eliminare quelle che non funzionano, si dovrebbe semplificare, e invece ogni giorno ci sono nuovi slogan e pochi fatti''.

Bonometti invita a guardare alla realtà: ''Alle famiglie italiane si deve far notare che cosa sta accadendo: stanno aumentano i tassi sui mutui, l'energia elettrica, il gas, la benzina, stanno aumentano i tassi per le imprese, e stanno aumentano i tassi del nostro debito pubblico. L'unica soluzione per ridurre il debito è ridurre gli sprechi e aumentare il pil, ma ciò non si fa continuando a fare promesse od osteggiando chi il pil lo alza, come le imprese che sono il motore del Paese''.

Per il numero uno di Assolombarda non c'è più tempo ''tra un po' -sottolinea - non subito, perché il conto di queste mosse non viene presentato subito, rischiamo di pagare un prezzo salato''. Mosse come l'Ilva ad esempio: ''E' certo un problema, ma se non lo risolviamo facciamo un danno perché chiuderla vuol dire acquistare l'acciaio dalla Germania, con prezzi in aumento, e meno competitività per le nostre imprese che non saranno più in grado di esportare''. Così come non soddisfa l'atteggiamento sul fronte delle infrastrutture: ''Quando un governo è contro il progresso e la modernità noi ci preoccupiamo molto ed è per questo che abbiamo deciso di parlare all'opinione pubblica''.

Certo sul fronte dell'immigrazione ''l'esecutivo qualcosa ha fatto, ma un Paese non va avanti solo con queste azioni''. Bonometti non ha dubbi: ''Il decreto dignità ha creato confusione e un'ulteriore mancanza di fiducia. In Lombardia gli investimenti si sono bloccati e nessuno assume gente''. Insomma in un momento delicato come questo è urgente fare scelte giuste e di buon senso''.

Altrimenti, spiega Bonometti, a rischiare ''è il sistema Italia. D'altronde perché degli investitori stranieri dovrebbero scommettere su un Paese con un debito come il nostro in mancanza di chiarezza e certezze? Non vorrei che diventassimo come la Grecia. Non si può considerare l'aumento dello spread secondario, l'aumento non è la causa, ma l'effetto di questo atteggiamento. E se alle imprese estere a cui abbiamo chiesto di investire da noi cambi le regole strada facendo, beh, difficile che restino o che programmino un futuro da noi''.

Ecco allora le direttrici su cui l'esecutivo targato Lega-M5S dovrebbe agire: ''Partiamo dalla riduzione del cuneo fiscale a favore dei lavoratori. Se aumenta il loro potere d'acquisto aumentano i consumi e l'economia migliora. E puntiamo sul sud facendolo diventare un vero driver per la crescita. Altrimenti si rischia di aumentare ancora di più il divario tra nord e sud''.

Insomma l'auspicio ''è che si possa aprire un dialogo costruttivo nell'interesse del Paese non di un partito o di un altro partito. Dobbiamo muoverci come sistema paese. Siamo consapevoli che non si possa fare tutto subito, ma iniziare costruendo assieme a chi produce ricchezza e benessere per il Paese non mi sembra proprio un passo sbagliato''.

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