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Benetton, De Bortoli: "No a criminalizzazione"

06 settembre 2018 | 14.32
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(Fotogramma)
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''Non credo si debba criminalizzare l'industria privata o si debba inneggiare a inutili ritorni allo stato padrone. La storia dei Benetton ha aspetti positivi''. Così il presidente della Longanesi ed ex direttore del Corriere della Sera, Ferruccio De Bortoli, interviene nella vicenda del crollo del ponte Morandi, dove i Benetton come azionisti sono al centro di polemiche e accuse.

Nella vicenda del 14 agosto, premette, ''la responsabilità di Autostrade è evidente, la reazione della società è stata tardiva''. Ma, detto ciò, ''quelle dove ci sono stati i Benetton - spiega - sono state privatizzazioni che hanno avuto un discreto successo, quello che è mancato è lo Stato regolatore e non è tanto un problema di titolarità della privatizzazione quanto di una privatizzazione che deve essere fatta tenendo conto che la rete rimane pubblica, garantendo un controllo molto più efficace del concessionario, per esempio dando all'Authority dei Trasporti che ha sede a Torino maggiori poteri''.

Certo la privatizzazione di Autostrade ''è stato un caso in cui i regolati si sono conquistati i regolatori, dove c'è stato forse un rapporto ambiguo con la politica, ma va detto che Edizione è anche uno dei family office più importanti e forse quello che ha realizzato una separazione tra capitale e management piuttosto netta''.

De Bortoli ricorda: ''Nel mio libro ho criticato la privatizzazione e l'atteggiamento dei Benetton, ma va detto che con quell'operazione sono stati poi creati, al di là di quello che è accaduto e delle responsabilità che vanno accertate, due gruppi importanti: Atlantia, con l'internazionalizzazione di Autostrade e Autogrill''.

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