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L'attacco di Draghi

24 settembre 2018 | 18.27
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(Afp) - AFP
(Afp) - AFP

In Italia "le parole" hanno fatto "danni", nel senso che "le famiglie e le imprese pagano tassi più alti di prima". Lo ribadisce il presidente della Bce Mario Draghi, in audizione al Parlamento Europeo, a Bruxelles. E' colpa di dichiarazioni incaute? "Credo che non occorra andare più oltre nella spiegazione di quello che è successo in Italia e non altrove nell'area euro", risponde. Tuttavia, "occorre aspettare i fatti", che sono "la presentazione del bilancio e la discussione parlamentare, entrambi" passaggi "importanti e delicati". Draghi, rispetto alla conferenza stampa del 13 settembre a Francoforte, è sceso nei dettagli, fornendo qualche esempio degli accresciuti oneri finanziari a carico del nostro Paese, in conseguenza delle "parole" dei decisori: "Famiglie e imprese - ha detto - pagano tassi più alti di prima. Le banche sui nuovi prestiti, da aprile in poi, seguendo la caduta del corso dei titoli, hanno aumentato i tassi intorno ai 20 punti base, specie per le piccole e medie imprese". "Per le grandi imprese" i costi sono anche maggiori, quantificabili in circa "64 punti base" aggiuntivi sui rendimenti delle emissioni obbligazionarie. Ad aumentare non sono stati solo "i tassi del credito bancario, ma sono anche cambiate e divenute più esigenti le garanzie e le clausole contrattuali, mentre le imprese di altri Paesi pagano gli stessi tassi di prima, forse anche più bassi". Per le famiglie italiane, l'aumento dei tassi riguarda specialmente "il credito al consumo", ed è "anche lì di 20 punti base, forse di più. Naturalmente, per i mutui il processo è più lento", ha concluso Draghi.

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