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Blocco scatto pensione già da 2.500 euro

18 ottobre 2018 | 07.08
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La rivalutazione o meglio conosciuta come perequazione delle pensioni è quel meccanismo con cui l'importo dell'assegno previdenziale viene adeguato all'inflazione, così, da proteggere il potere d'acquisto della pensione. A tal proposito da 1° gennaio 2019 ci potrebbe essere una novità molto importante sul fronte della rivalutazione delle pensioni. Il prossimo anno, infatti, terminerà la fase transitoria prevista dalla riforma Fornero - con cui sono state introdotte delle regole più penalizzanti per il meccanismo della perequazione e di conseguenza ci dovrebbe essere il ripristino delle precedenti percentuali, contenute nella legge 388/2000 che porterà a un piccolo aumento delle pensioni.

Nel dettaglio, per le pensioni di importo superiore a tre volte il trattamento minimo la perequazione sarà del 100% per poi scendere al 90% per chi ha un assegno di valore compreso tra 3 e 5 volte il trattamento minimo. Per le pensioni che superano di 5 volte questo importo, invece, la rivalutazione sarà del 75%.

Con il ripristino delle precedenti percentuali ci sarebbero dei maggiori vantaggi specialmente per coloro che percepiscono un assegno di importo elevato, visto che questi sono stati tra i più penalizzati della Legge Fornero, con un conseguente aumento della spesa a cui dovrà far fronte lo Stato.

Il condizionale in questo caso è d'obbligo. Sembra, infatti, che per limitare i costi della riforma il governo intenda bloccare la rivalutazione delle pensioni per gli assegni superiori ai 2.500 euro.

Una decisione che, se confermata, si aggiungerà al taglio delle pensioni d'oro che ricordiamo dovrebbe prevedere una riduzione dell'assegno del 2% per ogni anno di anticipo dell'uscita dal lavoro rispetto ad un'età pensionabile convenzionale. Si prenderanno come riferimento i 67 anni richiesti per la pensione di vecchiaia nel 2019 per poi proporzionarla in base agli andamenti demografici.

Tagliando la rivalutazione delle pensioni, già per gli importi superiori ai 2.500 euro, e riducendo gli assegni d'oro superiori ai 4.500 euro il governo conta di recuperare circa un miliardo di euro in tre anni, risorse destinate a finanziare l'onerosa riforma delle pensioni che verrà avviata dal prossimo anno.

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