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Risparmi fino a 170 milioni con farmaco biosimilare 'jolly'

18 ottobre 2018 | 11.01
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Il suo 'originator' è la terapia biologica più prescritta al mondo, responsabile di circa la metà della spesa sanitaria europea per i farmaci anti-Tnf, e in Italia di una "spesa annua prossima ai 300 milioni di euro". Per gli esperti l'annuncio dell'arrivo nella Penisola del biosimilare di adalimumab sviluppato da Samsung Bioepis, joint venture tra Samsung BioLogics e Biogen, apre anche una riflessione sull'impatto economico che potrebbe generare.

Uno studio condotto dall'università di Tor Vergata, i cui dati sono stati diffusi durante un incontro a Milano, prospetta che l'arrivo del biosimilare di questa molecola 'jolly' per una lunga lista di malattie infiammatorie croniche di 3 aree - reumatologia, gastroenterologia e dermatologia - "potrebbe portare a risparmi complessivi per il Servizio sanitario nazionale stimati tra i 140 e i 170 milioni di euro nel periodo 2018-2020, che si sommano agli oltre 148 mln di risparmi stimati per il periodo 2016-2020, ottenibili dall'introduzione delle altre due terapie anti Tnf-alfa" già disponibili nel Paese.

Si è portati a pensare, fa notare Francesco Saverio Mennini, Economic Evaluation and Hta del Ceis (Centre for Economic and International Studies), Facoltà di Economia di Roma Tor Vergata, "che l'introduzione dei biosimilari possa avere solo un effetto in termini di riduzione del prezzo. E' utile precisare che il vantaggio atteso si riflette principalmente in un'aumentata concorrenza del mercato accompagnata da risparmi utili a finanziare (in parte) l'ingresso di nuovi farmaci a valore aggiunto per il Ssn, rappresentando allo stesso tempo anche uno stimolo per le aziende in termini di spinta all'innovazione". A esplorare i risvolti pratici dell'introduzione dei biosimilari, così come il tema dell'informazione al paziente, è anche un'indagine in corso da parte della Fondazione The Bridge. "Emerge che i pazienti hanno avuto delle informazioni scorrette - riferisce la presidente Rosaria Iardino - L'informazione diretta a chi poi dovrà utilizzare il biosimilare è uno di quei goal che ancora non siamo riusciti a raggiungere".

Per Iardino è importante puntualizzare che "il risparmio generato dall'ottimizzazione del rapporto costo/efficacia della terapia rappresenta una risorsa per i pazienti nel momento in cui viene reinvestito nel sistema sanitario, a beneficio di tutto il sistema e in particolare con programmi mirati a migliorare il percorso diagnostico, terapeutico e assistenziale dei pazienti stessi. Affinché i pazienti beneficino concretamente delle opportunità offerte da questi farmaci sono necessarie azioni mirate a ottimizzare le risorse disponibili, come ad esempio l'aumento del numero di professionisti sanitari o l'ampliamento dell'accesso ai farmaci innovativi".

"Le industrie del farmaco - prosegue - hanno contribuito nel tempo a borse di ricerca, macchinari e così via. Non avendo più il mercato, fanno un passo indietro. Rischiamo di trovarci dei centri che, pur usando i biosimiliari, allungheranno le lista d'attesa. Per cui le Regioni devono reinvestire in sanità e in quei dipartimenti". Tornando al tema dell'informazione verso i destinatari dei biosimilari, "spesso - evidenzia Iardino - il paziente ha la convinzione di ricevere un farmaco di serie B, confonde i biosimilari coi generici, crede che vengano utilizzati esclusivamente per un fattore economico".

E quindi, incalza, "da lì dobbiamo ripartire. Così come dai clinici che talvolta danno informazioni scorrette per tanti motivi. Il biosimilare è un farmaco come gli altri e il contributo che porta è che costa meno, ma da un punto di vista di efficacia e qualità è la stessa cosa. In un momento in cui non è certo il Fondo sull'innovazione perché nella legge di Bilancio non ce n'è traccia, diventa fondamentale l'introduzione del biosimilare perché il 30% che si risparmia può essere reinvestito nei farmaci innovativi. Noi, intanto - conclude Iardino - stiamo provando a formulare un emendamento che salvi questo Fondo da 500 milioni".

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