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Bankitalia: "Lo spread ci è già costato 1,5 miliardi"

09 novembre 2018 | 13.54
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(Fotogramma)
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L'aumento dello spread ''è già costato al contribuente quasi 1,5 miliardi di interessi negli ultimi sei mesi''. A fare i conti è il vice direttore generale di Bankitalia, Luigi Federico Signorini, in audizione nelle commissioni Bilancio di Camera e Senato, riunite per l'esame del disegno di legge di bilancio. ''Occorre abbattere lo spread'', sottolinea, trovando una soluzione che ''concili il rispetto sostanziale delle regole'' con ''accorte misure di sostegno all'economia''. L'aumento dello spread sovrano, nota palazzo Koch, ''si ripercuote sull'intera economia: famiglie, imprese, istituzioni finanziarie''.

La crescita dei tassi di interesse sul debito pubblico, spiega Bankitalia, ''ha un effetto in qualche modo comparabile a una stretta monetaria; una stretta però assai più marcata e rapida di qualsiasi ipotizzabile (futuro, graduale) processo di normalizzazione della politica dell’Eurosistema''. Il rischio che si corre, secondo Signorini, è quello di ''vanificare tutto l’impulso espansivo atteso dalla politica di bilancio. Davanti a un’eventuale nuova recessione l’Italia si troverebbe con un disavanzo relativamente elevato, come prima della crisi, e un’incidenza del debito sul prodotto perfino superiore. I margini di manovra sarebbero, di nuovo, ristretti''.

Gli effetti della politica di bilancio ''non possono essere valutati come se essa fosse isolata; risentono delle condizioni finanziarie di contorno, particolarmente importanti quando il debito è ingente e queste, a loro volta, sono influenzate dagli annunci e dalle politiche'', sottolinea Bankitalia. A determinare un ''considerevole innalzamento dei tassi di interesse'', spiega Signorini, è stato un mix di fattori tra cui: ''La protratta incertezza degli investitori sugli orientamenti relativi all'equilibrio di bilancio, e sulla credibilità dell'impegno del Paese a riprendere con decisione la strada della diminuzione del debito, e da ultimo, ma certo non ultimo per importanza, il conflitto con gli organi dell'Unione europea sul rispetto delle regole comuni''. Rispetto a quanto si sarebbe pagato con i tassi di interesse ad aprile l'aumento, registrato negli ultimi mesi, ''costerebbe oltre 5 miliardi nel 2019 e circa 9 nel 2020, se i tassi dovessero restare coerenti con le attuali aspettative dei mercati''.

Una politica di bilancio espansiva ''non garantisce la crescita nel medio termine e può metterla in pericolo a lungo andare'', afferma il vice direttore generale di Bankitalia. Il prossimo anno, continua, il governo programma di attuare interventi espansivi valutabili in 34 miliardi di euro, coperti da aumenti delle entrate e riduzione della spesa per poco più di un terzo. Il disavanzo aumenterebbe di quasi a 22 miliardi.

''Le riforme attuate negli ultimi anni, o meglio nei decenni, passati hanno cominciato a dare frutti'', dice Luigi Federico Signorini. La ripresa, osserva palazzo Koch, ''ha generato più lavoro di quanto ci si sarebbe potuti aspettare: anche se il pil rimane inferiore di circa il 4% rispetto al 2007, il numero degli occupati ha raggiunto un massimo storico''. Nel complesso, conclude, gli andamenti dell'economia ''rendono ambizioso il conseguimento degli obiettivi di crescita prefigurati dal governo per il prossimo anno".

Parlando di pensioni, il vice direttore generale di Bankitalia sottolinea come ''è certamente possibile introdurre altri elementi di flessibilità rispetto alle regole vigenti, per esempio per quanto riguarda i requisiti minimi di pensionamento''. Tuttavia ''è necessario che interventi di questo tipo tengano conto del fatto che la sostenibilità finanziaria e l'equità intergenerazionale del nostro sistema si fondano sul nesso tra contributi versati e prestazioni erogate''. In altre parole, ''l'importo di una pensione eventualmente anticipata dovrebbe essere aggiustato, per tener conto del minore montante acquisito e del più lungo periodo atteso di erogazione della pensione'', spiega palazzo Koch. ''Non rispettando questo criterio, si rischierebbe di compromettere l'equilibrio di lungo periodo del sistema, aggravando l'onere a carico delle generazioni future''.

Infine Luigi Federico Signorini avverte che le misure come il condono fiscale ''potrebbero determinare disincentivi all'adempimento regolare degli obblighi tributari; andrebbero quindi considerate con molta attenzione''. Palazzo Koch ricorda quindi il parere della Commissione europea, secondo cui alcune delle misure previste, in particolare quelle relative ''al condono fiscale e alla modifica dei requisiti di accesso al pensionamento, possano costituire un passo indietro rispetto a riforme adottate in passato''.

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