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Fondazioni: Dorsey, basta investire nei combustibili fossili

20 maggio 2015 | 19.02
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Le Fondazioni e gli enti filantropici dovrebbero disinvestire dall'industria dei combustibili fossili per investire nelle soluzioni per il clima, come le energie rinnovabili e il risparmio energetico, dice la direttrice dello Wallace Global Fund. Il presidente dell'Acri Giuseppe Guzzetti, finanziamo programmi contro dispersione energetica.

Fondazioni: Dorsey, basta investire nei combustibili fossili
Ellen Dorsey

Le Fondazioni e gli enti filantropici dovrebbero disinvestire dalle azioni di società impegnate nell'industria dei combustibili fossili per investire una parte dei propri asset, magari il 5%, nelle "soluzioni per il clima: energie rinnovabili, risparmio energetico, tecnologie pulite, accesso sicuro e pulito all'energia per la maggioranza della popolazione mondiale". Perché "se investi nei combustibili fossili, stai contribuendo a creare il problema" alla base del cambiamento climatico.

Ellen Dorsey, executive director dello Wallace Global Fund, ente statunitense impegnato a sfidare lo strapotere delle grandi aziende, "difendere e rinnovare la democrazia", proteggere i diritti delle donne e difendere l'ambiente, lancia la palla aprendo i lavori dell'assemblea generale annuale dello European Foundation Centre, in corso da oggi a venerdì a Milano.

Prende la palla al volo il presidente dell'Acri e della Fondazione Cariplo, Giuseppe Guzzetti. La soluzione di investire il 5% del patrimonio nei settori che promuovono il cambiamento climatico gli sembra praticabile: "Assolutamente sì - risponde - ma noi stiamo già finanziando. Il nostro settore ambiente ed Ecologia già oggi sta finanziando programmi per accertare qual è la dispersione energetica nei Comuni piccoli e medi e poi abbiamo finanziato i programmi per ridurre questa dispersione".

"Finanziamo - continua Guzzetti - soggetti non profit che operano nelle energie rinnovabili, nell'energia eolica e solare. Abbiamo anche un programma di Stmicroelectronics, che ha prodotto un macchinario per disinquinare l'acqua con l'energia solare, quindi con bassissimi costi, dando risultati molto importanti".

La Dorsey ha suonato la carica davanti alla platea, al fianco dell'economista greco Aristos Doxiadis, che ha tratteggiato un vivido quadro delle conseguenze della crisi economica sulla società greca, e di Patrick Holden, britannico, fondatore del Sustainable Food Trust, che ha parlato dei danni dell'agricoltura intensiva e del bisogno di un'agricoltura sostenibile.

Gli enti filantropici, ha detto Ellen Dorsey, hanno il vantaggio della "visione a lungo termine. Oggi abbiamo la conoscenza e la tecnologia per risolvere quelle che abbiamo sempre pensato essere le inaffrontabili crisi della condizione umana: far emergere le persone dalla povertà, produrre abbastanza cibo perché sia distribuito nel mondo, accesso all'energia per la maggioranza delle persone che vivono sul pianeta".

"Dobbiamo - ha continuato la Dorsey - impegnarci per la trasformazione della società: la concentrazione di potere economico globale è senza precedenti e sfida i governi e le Costituzioni democratiche. Dobbiamo fare uno slittamento tettonico nella base energetica della nostra economia globale e stendere un progetto per una nuova era energetica nei prossimi 15 anni. Dovrà essere completato entro trent'anni. La nostra generazione deve porre termine all'era dei combustibili fossilil".

Il tempo per intervenire è poco: "Stiamo guardando uno tsunami - ha affermato la direttrice dello Wallace Global Fund - che si sta sviluppando davanti a noi al rallentatore. Ne sentiamo la brezza, sentiamo i primi schizzi d'acqua. Noi siamo la prima generazione che comprende pienamente le implicazioni del cambiamento climatico e siamo l'ultima in grado di fare qualcosa in tempo. La Conferenza di Parigi sarà l'ultima occasione per forgiare un accordo globale che consenta di contenere il riscaldamento globale al di sotto dei due gradi centigradi, una linea non valicabile segnata da scienziati e governi".

Se non si interviene in modo deciso, continua la Dorsey, le conseguenze economiche rischiano di essere pesanti. "I crescenti cambiamenti climatici - avverte - impatteranno sui programmi filantropici di tutte le istituzioni, non solo quelle focalizzate sull'ambiente e sulla salute. Il nostro mondo sarà stravolto da eventi atmosferici estremi, siccità, collasso dei sistemi di produzione di cibo, infezioni e malattie, eccetera. Se noi enti filantropici non facciamo qualcosa per impattare sul cambiamento climatico ora, garantisco che tra trent'anni in questa assemblea ogni Fondazione avrà un programma chiamato 'adattamento climatico'".

Nel passato negli Usa, spiega la Dorsey, gli enti filantropici "hanno speso decine di milioni di dollari, riversando soldi nella promozione della scienza, in campagne, ma i suoi sforzi sono stati surclassati da quelli dell'industria dei combustibili fossili, che ha riversato risorse nell'attività di lobbying e nel promuovere il negazionismo climatico. Sembrava che non saremmo mai stati in grado di contrastare questi interessi, i più potenti interessi economici del mondo. In quel momento di profonda riflessione è nato il movimento guidato dai giovani contro il cambiamento climatico".

Il movimento, prosegue Ellen Dorsey, "ha stabilito che non è più giusto trarre profitti dall'industria dei combustibili fossili: e se investi in quell'industria, stai contribuendo al problema. Le campagne per il disinvestimento sono esplose in tutti gli Usa: gli studenti hanno spinto le Università a disinvestire dall'industria dei combustibili fossili per investire nelle soluzioni. Questo movimento è cresciuto, è uscito fuori dalle università: ora sono nelle chiese, che stanno disinvestendo e stanno investendo nelle soluzioni climatiche. Si è diffuso nel mondo, nel Regno Unito, in Europa, Nuova Zelanda e in parti dell'America Latina".

Lo Wallace Global Fund "ha un programma per sostenere questo movimento e convincere le Fondazioni filantropiche a disinvestire dall'industria dei combustibili fossili e investire nelle soluzioni per il clima. Ad oggi 90 Fondazioni si sono impegnate a trasferire i loro asset entro 3-5 anni" su asset class diverse dai combustibili fossili.

"La filantropia - prosegue la Dorsey - ha un'opportunità unica per sostenere questo movimento, anche attraverso il suo portafoglio di investimenti. Dovremmo fare attenzione: non è più 'smart' investire a lungo termine nei combustibili fossili. Non è più la base energetica della nostra economia. E' molto più smart investire nel futuro".

"Immaginate - ha continuato - se le fondazioni filantropiche dovessero investire il 5% delle loro risorse nelle soluzioni per il clima: energie rinnovabili, risparmio energetico, tecnologie pulite, accesso sicuro e pulito all'energia per la maggioranza della popolazione mondiale, affrontando povertà e cambiamento climatico allo stesso tempo".

Aristos Doxiadis, economista e venture capitalist in Grecia, ha spiegato come la crisi economica che ha colpito la Repubblica abbia avuto un impatto devastante sulle fasce più esposte della popolazione anche a causa della "rigidità dello Stato sociale", molto orientato verso il pagamento delle pensioni e poco flessibile, cosa che ha fatto sì che chi aveva bisogno di sussidi si è trovato completamente scoperto.

In più, la regolamentazione rigida che sovrintende alla creazione di imprese crea costi aggiuntivi all'ingresso che rendono l'attività imprenditoriale molto costosa, fuori dalla portata, per esempio, degli immigrati. Il che comporta che è difficile creare un'economia di "auto-aiuto". Ciò nonostante, ha spiegato, in Grecia, grazie alla presenza di una gioventù istruita, oggi le start up nei settori innovativi stanno vivendo un vero e proprio "boom. Forse sarebbe successo ugualmente, ma sicuramente la crisi lo ha accelerato".

Patrick Holden, direttore del Sustanaible Food Trust e agricoltore nella sua fattoria 'organic', ha riflettuto sul boom dell''organic food', che oggi però è "un mercato di nicchia, che non è quello che serve oggi. Abbiamo bisogno di cambiare l'intera agricoltura", giacché l'agricoltura industrializzata sta distruggendo il capitale naturale", depauperando la qualità del suolo.

"E' un'operazione mineraria", sottolinea Holden, spiegando come pratiche di agricoltura sostenibile, che si focalizzino su un approccio biologico piuttosto che chimici, abbiano incrementato i rendimenti agricoli dei suoi terreni.

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