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Grecia, Balice (Aiaf): "E' partita politica, Bce importante per evitare contagio"

29 giugno 2015 | 09.00
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Euro-Sculpture in front of ECB in Frankfurt am Main, Hesse, Germany - Infophoto - INFOPHOTO
Euro-Sculpture in front of ECB in Frankfurt am Main, Hesse, Germany - Infophoto - INFOPHOTO

La crisi greca spinge a guardare i mercati finanziari, ma la questione è anche - o forse soprattutto - politica: se gli investitori devono prepararsi a sedute volatili non si può nascondere che "l'Europa (e soprattutto i falchi) non vuole creare un precedente che rafforzi gli altri movimenti estremisti anti europeisti distribuiti in Europa; dall'altra parte il problema è il futuro politico di Tsipras". Parola di Paolo Balice, presidente Aiaf - Associazione italiana degli analisti e consulenti finanziari, il quale plaude alle mosse di Mario Draghi, considera sotto controllo il rischio contagio per l'Italia e sembra scontento tanto dell'Europa quanto della Grecia.

"Il presidente della Banca centrale europea - dice Balice - ha sorretto finora 'i bancomat greci' in attesa di un esito positivo dei negoziati", in questi giorni - in vista del referendum a cui sono chiamati a rispondere i greci il prossimo 5 luglio - "è molto importante il ruolo della Bce sui mercati finanziari per evitare contagi agli altri mercati periferici con movimenti che rischierebbero di interrompere il miglioramento dei fondamentali economici dell'area".

La corsa ai bancomat, la chiusura delle banche e della Borsa di Atene rende la situazione "complessa", ma bisogna ricordare che la mancata restituzione (il termine scade domani) dei soldi al Fondo monetario internazionale "con costituisce default, è giusto parlare di ritardo nel rimborso di un prestito" e che "se l'esito del referendum è positivo, la Grecia firmerebbe l'accordo". Con che percentuale il mercato pensa che questo sia possibile? "Probabilmente molto bassa, ma è ancora sul piatto. La volatilità è certa, vedremo - sottolinea l'esperto - se si creeranno delle opportunità di acquisto".

Per l'Italia i rischi di un possibile contagio sono legati ai crediti vantati nei confronti della Grecia e all'allargamento dello spread e quindi del costo del debito pubblico. "Sul primo punto - spiega Balice - si tratta di una cifra stimabile in 40-65 miliardi di euro circa che include i prestiti bilaterali, il nostro contributo al fondo salva Stati e altre voci ma si tratta di costi spalmabili in parte sul medio lungo termine. Il nostro Paese è il più esposto dopo Germania e Francia".

Sul secondo punto "abbiamo sperimentato un contenuto ampliamento dello spread su cui già da oggi ci sarà molta volatilità. La Grecia rappresenta solo l'1% del Pil e il 3% del debito europeo e confidiamo anche nell'azione sui mercati della Bce. In termini di fondamentali i nostri conti pubblici stanno beneficiando di una timida ripresa e di un livello basso dei tassi, speriamo che la vicenda greca non distrugga questo momento favorevole".

Se il peso 'economico' di Atene è contenuto, non lo è il significato politico: "Tsipras non vuole firmare l'accordo che chiede ancora sacrifici al popolo greco e non vuole prendersi la responsabilità del default: ambedue le evoluzioni significherebbero la sua fine politica". Ha invitato a votare no al referendum, mentre i primi sondaggi indicano il prevalere del sì: "il popolo sembra avere più paura del default che dell'accordo", esito che potrebbe portarlo alle dimissioni.

Dal lato Europa "non si riesce a proporre qualcosa di politicamente accettabile che, dopo una lunga recessione, metta al centro la ripresa. Sarebbe stato interessante mettere sul piatto, accanto ai sacrifici richiesti, una sorta di 'riqualificazione' della quota greca dei famosi e quasi dimenticati 300 miliardi di investimenti annunciati dal presidente della Commissione". Una scelta "che facesse vedere visibilmente la vicinanza dell'Europa al popolo greco, ma quei tempi - conclude Balice - sembrano lontanissimi".

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