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Borsa: analisti, Draghi intervenga, la volatilità durerà ancora mesi/Adnkronos

16 febbraio 2016 | 19.05
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Borsa: analisti, Draghi intervenga, la volatilità durerà ancora mesi/Adnkronos

La volatilità dei mercati durerà ancora qualche mese, ignorando i fondamentali. Non hanno dubbi gli analisti degli uffici studi e delle sale operative nel disegnare l'andamento futuro dei mercati, messi sotto stress da bruschi strappi al ribasso. Ora si spera in un deciso intervento della Bce per raddrizzare la rotta delle quotazioni.

"Crediamo -dice Luigi Dompè, gestore azionario di Anima sgr che la fase di volatilità possa durare ancora, probabilmente qualche mese. Poi i mercati potranno trovare una base e un percorso di crescita". E una delle cause della situazione è rappresentata dalla "debolezza del settore finanziario che non è un fattore specifico del mercato italiano. Se guardiano alla performance dai massimi del 2015, le banche italiane hanno perso in media il 42%, quelle dell'eurozona il 40%. E' un problema generalizzato a livello europeo''. Ma secondo Dompè c'è stata probabilmente ''una sottovalutazione degli impatti del bail in. Quello che preoccupa di più in questo momento è l'accesso al credito delle banche. Su questo aspetto è evidente che la Bce può fare parecchio".

Cosa? ''Sul mercato del debito ad esempio. Riteniamo - aggiunge - che un'azione che riguardasse anche parte del credito bancario avrebbe effetti molto positivi sui mercati azionari. Sarebbe comunque una stabilizzazione di breve periodo. Noi riteniamo che discese così violente devono essere sempre digerite dal mercato e per ripartire si devono stabilizzare da una parte il prezzo delle commodities e dall'altra la situazione dell'economia cinese". Poi "una volta che i fattori di volatilità saranno superati, il mercato azionario - conclude - continua ad avere fattori che restano attrattivi per gli investimenti".

Ma secondo Michael Lake, Investment Director, Fixed Income di Schroders, se i mercati sono volatili ''E’ anche colpa della liquidità. Da inizio anno -spiega- i mercati sono stati guidati dal sentiment piuttosto che dai fondamentali. In questa condizione di incertezza i prezzi degli asset, dal nostro punto di vista, non riflettono i dati economici intrinsechi e sono guidati da risposte fortemente emozionali e argomentazioni non razionali. La ridotta liquidità nei mercati ha accentuato i movimenti dei prezzi appena il sentiment è cambiato.

Probabilmente, sostiene l'analista, ''i mercati hanno rinunciato a operare in linea con i fondamentali già prima dell’inizio 2016, tuttavia il nuovo anno non ha portato prospettive fresche, ma ha anzi aggravato le vecchie ferite. Gli operatori sui mercati finanziari, al momento, devono affrontare una serie di segnali contrastanti. Gli investitori non solo devono fare i conti con l’incertezza circa le cause del collasso nel prezzo del petrolio e il suo impatto sull’economia globale, ma anche con quella legata all’attuale situazione cinese e all’atteggiamento delle banche centrali in un quadro di irrigidimento delle condizioni finanziarie''.

Lake sottolinea che ''La US Federal Reserve Senior Loan Officer Survey, un sondaggio sulle attività di credito delle banche americane e delle branch locali degli istituti stranieri, mostra come le condizioni finanziarie si siano irrigidite sia per le grandi che per le piccole imprese come accaduto nel quarto trimestre del 2015. Nel frattempo, si sono allargati anche gli spread sulle obbligazioni investment grade e su quelle high yield. Questo si traduce in una contrazione generale nelle quantità di capitale a disposizione delle imprese, così come in una riduzione della liquidità sui mercati finanziari poiché le banche sono meno disposte ad avere asset rischiosi nei propri bilanci''.

Durante gli ultimi anni, ''i mercati hanno poi assistito a una riduzione nel valore totale dello stock del debito detenuto dalle banche centrali e dai fondi sovrani come riserve estere. Il calo delle riserve estere è un altro fattore che riduce il livello generale di liquidità nel mercato. Sebbene il livello delle riserve rimanga elevato, il tasso di crescita delle stesse, che in passato dava sostegno ai prezzi degli asset, non garantisce più lo stesso livello di supporto''.

L'analista fa notare che ''l’implicazione pratica di questo contesto più difficile dal punto di vista della liquidità è che, quando cambia il sentiment di mercato, l’impatto sui prezzi viene amplificato, causando un aumento nella volatilità e nell’oscillamento dei prezzi stessi. Dati gli elevati livelli di incertezza nel mercato, r iteniamo che questa situazione persisterà nei prossimi mesi fino a quando lo scenario economico globale diventerà più chiaro''.

E che la volatilità sia destinata a durare ne è convinto anche Filippo Diodovich, market strategist per Ig: ''ci aspettiamo -dice- che questo periodo duri ancora per le prossime settimane". Ora gli investitori sperano nell'intervento della Bce e guardano alla riunione del prossimo 10 marzo. Gli operatori puntano a un ulteriore taglio dei tassi sui depositi o a una revisione qualitativa del quantitative easing dell'istituto di Francoforte.

"Si spera che Draghi possa intervenire in maniera molto massiccia con la possibilità di cambiare gli asset che vengono comprati dalla Bce, includendo anche le obbligazioni societarie o addirittura i crediti deteriorati, cosa che porterebbe una forte positività sul settore". Interventi, questi, sicuramente dirompenti, ma "noi ci aspettiamo che Draghi voglia tenersi in serbo alcune armi del proprio arsenale". In ogni caso, avverte Diodovich, "se la Bce dovesse deludere, allora potremmo assistere a un'ondata di vendite e a nuova volatilità sui mercati".

E se è vero che siamo di fornte a una situazione eccezione, , al momento un ripetersi del 2008 non sembra probabile. Vedendo la dinamica azionaria -dice Alessandro Allegri, ad di Ambrosetti Asset Management Sim, nel suo ultimo report- è più che giustificato parlare di evento straordinario, ma l’ampiezza degli effetti sta spingendo a facili paragoni con situazioni storiche come quelle vissute nell’anno 2008 che al momento non riteniamo quotabili''.

É prematuro ''poter dedurre da questi primi movimenti delle conseguenze così negative in ottica di esito atteso per l’intero 2016, mentre a livello più tattico registriamo come l’eccesso ribassista dei primi giorni abbia portato buona parte degli indici di mercato a ridosso di soglie di rendimento negativo non facilmente sostenibili. I recenti recuperi ed assestamenti delle quotazioni vanno letti in questa logica a supporto della tenuta dei livelli di minimo fatti registrare in gennaio, ma in un clima ancora decisamente di incertezza e di elevata volatilità che accompagnerà presumibilmente le quotazioni anche nelle prossime settimane''.

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