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Banche: Gobbi (Banca Piacenza), consolidamento settore non crei oligopolio

30 aprile 2016 | 12.33
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Banche: Gobbi (Banca Piacenza), consolidamento settore non crei oligopolio

Il consolidamento del sistema bancario italiano, sollecitato dal governo e dalle autorità di vigilanza, rischia di favorire la formazione di un sistema oligopolistico. In cui non c'è più spazio per gli istituti di credito più piccoli, quelli che sono riusciti a mantenersi efficienti ma vicini al territorio di riferimento. A indicare il pericolo è il presidente della Banca di Piacenza, Luciano Gobbi, alla guida di un istituto cooperativo che lo scorso anno ha registrato un indice di solidità patrimoniale Cet 1 Ratio del 18,3%, tra i più elevati del sistema, e un aumento degli impieghi dell'1% su base annua, a quota 1,72 miliardi di euro, con i prestiti ad aziende e privati aumentati del 26% e le nuove erogazioni di mutui per la prima casa del 34%. “Il consolidamento del sistema non dovrebbe favorire un sistema oligopolistico”, avverte Gobbi, intervistato dall’Adnkronos.

“Analisti ed economisti dicono che l’Italia ha bisogno di gruppi bancari importanti per servire meglio le necessità del Paese. Io non condivido totalmente il concetto che grande è bello e che piccolo non lo è”, spiega. E anche se fra un anno gli istituti di credito, con le integrazioni fra le ex popolari e fra le Bcc, saranno di meno, “le ‘banche boutique’ ben gestite continueranno ad operare con successo. Sono convinto che il modello di una banca territoriale, efficiente in un territorio prospero, sia ancora valido”.

Con la nuova ondata di aggregazioni c'è poi anche il rischio di ripetere quanto successo nell'ultimo decennio, quando, con l’integrazione di banche italiane molto diverse fra loro, si sono in alcuni casi provocati squilibri malsani che sono emersi solo nell'ultimo anno, provocando e che hanno richiesto interventi sistemici. Per fortuna, però, sottolinea Gobbi, “l’attuale contesto è totalmente diverso: nel caso della fusione Bpm-Banco Popolare, la Bce, prima di dare il proprio assenso, ha esaminato in dettaglio ogni aspetto operativo”. (segue)

per l'istituto nessuna operazione di aggregazione nei prossimi tre anni

In ogni caso Banca di Piacenza si terrà fuori dal ballo del consolidamento. “ll nostro piano strategico per il prossimo triennio non prevede operazioni di aggregazione di alcun tipo”, spiega Gobbi. “La nostra indipendenza è garantita da una solidità patrimoniale tra le più alte del sistema e da buoni risultati economici”. Nel 2015 la banca piacentina ha registrato un utile netto di 12,4 milioni di euro, in aumento del 21,6% sull’anno precedente, con il patrimonio netto a quota 299 milioni dopo la distribuzione del dividendo. “Proseguiremo nello sviluppo delle nostre competenze professionali, migliorando la qualità del nostro capitale umano, investendo notevolmente nel miglioramento della rete e delle tecnologie informatiche e ampliando la gamma dei servizi a più alto valore aggiunto”.

Ma nell’attuale contesto di tassi di interesse ai minimi storici anche l’operatività per le banche più virtuose è messa a dura prova. Nel 2015 il margine di interesse di Banca di Piacenza è sceso da 49 milioni a 43 milioni e il margine di intermediazione è diminuito a 101 milioni. “Stiamo certamente vivendo in un contesto senza precedenti: con i tassi ai minimi storici, la pressione sui margini è molto forte. Nei conti economici di diverse banche le commissioni per servizi superano il margine di interesse. L’incremento dei margini può avvenire principalmente a fronte di servizi a più alto valore aggiunto”, sottolinea il presidente della banca piacentina.

Per fronteggiare questa situazione la strategia della Banca di Piacenza si basa su "questi cardini: bassi costi di struttura, miglioramento continuo nella formazione del personale e nella gestione dei servizi tecnologici, maggiore simbiosi con la clientela e la base sociale, rigoroso esercizio dell’erogazione del credito, abbinato a una ampia diversificazione dei rischi”, dice Gobbi. (segue)

possibile ricorso a nuovi T-Ltro annunciati dalla Bce

Aiuto il fatto di essere radicati "in una delle zone più prospere e laboriose del mondo occidentale", con l’economia dei territori di insediamento della Banca di Piacenza che nel 2015 è cresciuta dell’1,2% contro il +0,8% del Pil italiano. "Dal nostro osservatorio non vediamo aziende che lamentano una stretta creditizia. In generale, credo che gli strumenti messi in atto dalla Bce produrranno, negli anni, gli effetti desiderati in termini di ripresa dell’attività creditizia".

E la Banca di Piacenza potrebbe far ricorso ai nuovi T-Ltro annunciati dall'istituto di Francoforte, dopo che nel 2015 la banca ha partecipato a due operazioni di rifinanziamento a lungo termine della Bce per un totale di 95,4 milioni, portando i finanziamenti complessivi a 201,9 milioni. Per Gobbi "è un dovere professionale utilizzare tutti gli strumenti adatti a gestire al meglio i rischi e a creare valore per i clienti e per i soci clienti. A tempo debito, a valle dell’esame dei regolamenti attuativi, il consiglio di amministrazione della nostra banca deciderà il da farsi".

Infine nessuna preoccupazione per le regole europee del bail-in, che per Banca di Piacenza "non rappresentano un problema". Anzi, dall'inizio dell'anno "abbiamo notato un afflusso di depositi. La gran parte dei nostri conti correnti, data la tipologia della nostra banca era già sotto i 100 mila euro nel 2014 e la situazione non è cambiata", conclude Gobbi.

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