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Bpm-Banco, assemblee approvano fusione: nasce terzo polo bancario

15 ottobre 2016 | 18.06
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Bpm-Banco, assemblee approvano fusione: nasce terzo polo bancario

La Banca popolare di Milano e il Banco Popolare hanno detto 'si' alle nozze: dalle assemblee è arrivato il via libera alla fusione e trasformazione in spa, passaggi con cui si dà vita al terzo polo bancario italiano. A Milano il quorum dei due terzi è stato raggiunto e superato: su 10.198 soci in proprio e per delega, in 7.314 hanno votato sì, in 2.731 hanno votato no, 142 si sono astenuti, 11 non hanno votato. A Verona i voti favorevoli hanno superato il 99%: 23.683 voti a favore, 118 voti contrati e 11 astenuti.

Dal 1 gennaio 2017, l’aggregazione avrà efficacia e l’istituto diventerà la terza banca del Paese - dopo Unicredit e Intesa Sanpaolo - con un attivo di oltre 171 miliardi di euro, 4 milioni di clienti, 2.467 sportelli, circa 25mila dipendenti e quasi 120 miliardi di impieghi. Il progetto ha avuto una 'gestazione' di sette mesi: a marzo, dopo almeno tre mesi di analisi, trattative e di "siamo sulla buona strada", è stato firmato il primo protocollo di intesa tra Bpm e Banco Popolare, salutato con favore dallo stesso ministro dell’Economia e delle Finanze, Pier Carlo Padoan.

Nei mesi successivi, sono arrivate le diverse autorizzazioni: l'Antitrust il 26 luglio, a settembre è arrivato il nullaosta ufficiale di Bankitalia e della Bce, che ha seguito l’iter in ogni suo passaggio. L'ultima autorizzazione è arrivata martedì scorso, da parte dell’Ivass. Fondamentale per avere il benestare di Francoforte è stato l'aumento di capitale da un miliardo varato dal Banco Popolare, concluso con sottoscrizioni al 99,4%. Con l’aumento, il concambio è stato definito in un'azione della nuova capogruppo per ogni azione del Banco e per ogni 6,386 azioni Popolare Milano.

Soddisfatto il consigliere delegato di Bpm, Giuseppe Castagna. Per il sistema bancario nazionale "noi ci abbiamo messo del nostro, abbiamo fatto vedere che è un Paese che si può aiutare da solo, che non è un Paese che si deve salvare. Abbiamo messo in campo le forze migliori".

Il piano industriale 2016-2019 sulla fusione prevede un utile di 1,1 miliardi al 2019 un rote pari al 9% nel 2019 e un dividend pay-out del 40%. Il nuovo gruppo disporrà sin da subito di una posizione di capitale solida, con un Cet1 al 12,3% nel 2015, che aumenterà fino a 12,9% nel 2019. Le sinergie a regime ammonteranno a circa 460 milioni: queste deriveranno da sinergie di costo per 320 milioni di cui 140 milioni da riduzione del personale, attraverso l'attivazione di fondi di solidarietà con capacità per 1.800 dipendenti. Le 2.417 filiali retail di Banco-Bpm si ridurranno di 335 unità nell'arco del piano riducendosi a 2.082 filiali. Quanto alle sofferenze, il piano prevede una ‘nuova unità dedicata alle sofferenze’ e la cessione di 8 miliardi di non performing loan.

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