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Milano, Caniggia: "Metropoli lombarda può diventare hub europeo"

02 febbraio 2017 | 19.52
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Emanuele Caniggia, amministratore delegato Idea Fimit
Emanuele Caniggia, amministratore delegato Idea Fimit

L'Italia inizia ad attrarre più investitori di lungo termine nel campo immobiliare e Milano ha le potenzialità per diventare un hub europeo. Nessuna corsa al mattone, ma le aspettative sono positive a patto che si cominci a ripensare al settore, dal punto di vista funzionale e regolamentare. Emanuele Caniggia, amministratore delegato di Idea Fimit, ha una vista privilegiata sul Real estate che potrebbe crescere fino a sfiorare i 121 miliardi di euro di giro d'affari nel 2017, seppure con quotazioni sostanzialmente stabili.

"Gli affitti - spiega Caniggia intervistato dall'Adnkronos - sono la diretta conseguenza dell'economia, se cresce quest'ultima aumenta la richiesta di spazi, quindi non mi aspetto grandi stravolgimenti nel 2017. Sarà un buon anno come il 2016, con forti transazioni rispetto alla media italiana e al periodo buio 2012-2013, ma dire che siamo usciti dalla crisi e che sarà un anno fantastico ne passa". L'Italia deve puntare a regole e tempi certi per non allontanare gli investitori, ma la Brexit potrebbe avere effetti positivi.

"Tutte le stime di investimenti mostrano che gli investitori esteri prediligono Milano: le aziende vanno dove tutto funziona e la città funziona, sia dal punto di vista del business che da quello sociale". Le conseguenze della Brexit "non sono ancora comprensibili, né prevedibili" perché le regole non sono ancora state date, dunque "se si avranno effetti sarà solo tra un paio di anni", ma il capoluogo lombardo "può certamente candidarsi a essere un hub europeo, non l'unico e forse non il più pronto, ma sicuramente il più pronto in Italia", spiega l'uomo alla guida della prima sgr italiana per asset in gestione attualmente controllata da De Agostini.


Milano come una "piccola Svizzera" è stata capace di puntare sulla riqualificazione, di investire sui servizi e di trasformare lo skyline. Il capoluogo lombardo è "un unicum nel panorama italiano", ma soffre come le grandi metropoli, di dicotomia: da un lato il nuovo in zone centrali, come Citylife o Porta Nuova, "progetti unici che - spiega l'ad di Idea Fimit, Caniggia - hanno caratteristiche energetiche importanti, ottimizzazioni di spazio e che riescono mantenere dei livelli di prezzo considerevoli" dall'altro gli edifici vecchi e mal collegati.

"E' il grande problema del nostro tempo: bisogna ripensare alla riqualificazione di questi immobili, trasformarli in base alle esigenze sociali e territoriali. Per loro non c'è più mercato se non quello dell'abbandono, che rischia di essere il più florido in questo momento". La funzione uffici va ripensata guardando allo smart working e alla riduzione degli spazi: "nel privato si è arrivati a meno di 10 metri quadri pro capite, rispetto alla media della pubblica amministrazione in cui siamo sui 35-40. Questo vuol dire che libero il doppio degli spazi e ne vado a occupare la metà; oggi la stima su Milano è di circa un milione di metri quadri vuoti".

Non solo. "Bisogna coordinare chi opera nel settore e dargli normative: abbiamo 8 mila comuni e 8 mila regole, chi viene a investire in Italia non ha certezze. Occorre accorciare i tempi, l'edilizia lavora leggendo le esigenze del momento ma da quando si muove passano anni. Gli stranieri non investono sull'attività di sviluppo, sono terrorizzati dall'assenza di certezza sulla tempistica", sottolinea l'amministratore delegato della sgr impegnata a mettere a punto un nuovo piano industriale. "Se negli ultimi cinque anni l'Italia ha catturato stranieri "'opportunistici' attratti dal comprare a poco e rivendere a tanto, adesso si stanno avvicinando fondi sovrani e investitori più long term, più core, ma loro - avvisa Caniggia - guardano molto alla stabilità politica ed economica di un Paese".

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