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Fmi: "Troppe banche in Italia"

19 aprile 2017 | 09.00
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(Xinhua)
(Xinhua)

Troppe banche e ancora troppi rischi. Nel Global Financial Stability Report il Fondo monetario internazionale punta il dito contro Bel paese. In Italia c'è stata - come in Portogallo - "una riduzione relativamente bassa, rispetto al picco, dei livelli di Npl" in questo senso c'è la "necessità di compiere altri passi in avanti" su questo punto. "Soprattutto in Italia la vendita delle sofferenze potrebbe accelerare". Non solo: In Italia, così come in Portogallo e Spagna, il numero di sportello e di dipendenti è elevato rispetto agli asset bancari. Le quotazioni azionarie delle banche europee sono salite ma "una ripresa ciclica potrebbe non bastare al recupero di redditività" di un settore ancora debole che mina la stabilità finanziaria. Il report evidenzia l'"eccesso di banche" in Europa, dove ci sono gruppi con bilanci "troppo grandi rispetto all'economia" o settori non redditizi con troppi rami e consolidamento ridotto.

Migliora il deficit - Nel 2017 il deficit pubblico italiano si attesterà al 2,4% del Pil con un avanzo primario che toccherà l'1,9% del Pil. Nel 2018 il deficit è stimato all'1,4% con un avanzo primario del 2,6% del Pil. I dati evidenziano un peggioramento delle stime sul disavanzo pubblico con un dato per il 2019 atteso allo 0,7% mentre per il 2020 è previsto allo 0,2% e per il 2021 allo 0,1%. Il pareggio di bilancio è previsto solo nel 2022. Quanto al debito pubblico è stimato salire ancora dal 132,6% del 2016, al 132,8% quest'anno per poi imboccare un percorso in calo a iniziare dal 2018 con il 131,6%.

Pesano le incertezze politiche - "La stabilità finanziaria ha continuato a migliorare" dallo scorso ottobre grazie anche a "condizioni monetarie e finanziarie generalmente accomodanti" tuttavia "stanno emergendo nuove minacce legate a una elevata incertezza politica". Fra gli elementi di incertezza le scelte dell'amministrazione Usa, con la possibilità che le "annunciate riforme fiscali e la deregulation" portino a livelli di crescita e di taglio del debito inferiori al previsto: in questo caso "la volatilità potrebbe salire bruscamente, minando la stabilità finanziaria". Pericoli arrivano anche da un'eventuale "svolta verso il protezionismo nelle economie avanzate" mentre in Europa "le tensioni politiche combinate all'assenza di progressi sulle sfide strutturali dei sistemi bancari e ai livelli alti di debito potrebbero riaccendere preoccupazioni per la stabilità finanziaria".

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