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Mediaset, nuova causa contro Vivendi

28 giugno 2017 | 12.23
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(Fotogramma)
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"Non arretreremo sul piano della difesa legale e nella tutela dei nostri, e vostri, interessi". Lo ha detto Fedele Confalonieri, presidente di Mediaset, all’assemblea degli azionisti della società in corso a Cologno Monzese, parlando dei danni causati al gruppo dalla scalata lanciata da Vivendi. "Risolvere questo grave contenzioso è per noi una priorità assoluta. Non sono sul tavolo solo i nostri diritti violati ma anche molti nostri progetti futuri. Poche settimane fa abbiamo nuovamente citato in tribunale Vivendi per violazione contrattuale, concorrenza sleale e violazione della legge sul pluralismo televisivo", ha scandito. .

Nel suo intervento in apertura dell’assemblea degli azionisti, a cui Vivendi non si è presentata, il presidente di Mediaset ha lanciato un duro attacco a Vivendi e alla scalata al gruppo di Cologno Monzese. Confalonieri ha definito le mosse di Vivendi su Premium come un "voltafaccia, accordo stracciato e attacco al cuore di Mediaset", a cui sono seguite le "scorrerie" in Borsa per salire al 29,9% dei diritti di voto del gruppo di Cologno Monzese. Vivendi, ha accusato Confalonieri, "ha smesso le sembianze del partner strategico per mostrare il volto del raider finanziario".

E la perdita di bilancio nel 2016 è "in massima parte ascrivibile al conflitto con Vivendi", con oneri straordinari per 341,3 milioni di euro. La rottura da parte di Vivendi degli accordi su Premium "ha segnato in modo profondo il 2016 e distrutto tutto il valore potenziale che sarebbe nato dalla combinazione di due grandi aziende di comunicazione".

Ora, ha continuato Confalonieri, "siamo di fronte al tentato take over ostile ai danni di un campione nazionale del cruciale settore dell’editoria televisiva", con "il rischio di una presa di controllo di una parte molto importante dell’informazione in Italia e degli investimenti nel settore audiovisivo e dello spettacolo. Se tutto questo va a un gruppo straniero, un gruppo con interessi molto diversificati e globali e con un approccio tipicamente finanziario, è lecito avere qualche preoccupazione di ordine più generale". E "se poi questo gruppo tradisce impegni presi e tratta con arroganza gli organi di controllo, allora immaginarlo come grande editore in Italia diventa inquietante".

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