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Innovazione: sui mercati arriva la digital disruption, intermediari a rischio

08 novembre 2017 | 20.15
LETTURA: 4 minuti

Riccardo Lamanna, State Street Global Services
Riccardo Lamanna, State Street Global Services

di Vittoria Vimercati

Non è solo l'industria tradizionale a rincorrere la digitalizzazione dei processi. Anche gli intermediari finanziari e le società che operano sui mercati sono messi alla prova dalla cosiddetta digital disruption, una rivoluzione tecnologica destinata a cambiare i connotati di banche, assicurazioni e asset management. La stessa Blockchain, il database peer-to-peer introdotto con i bitcoin che rende più semplici e veloci le transazioni, rappresenta allo stesso tempo un'opportunità e una minaccia per gli intermediari finanziari, mettendo a rischio alcune attività o professioni tradizionali, come quelle legate ai depositi centrali.

Riccardo Lamanna, country head Italy di State Street Global Services, individua cinque tecnologie fondamentali della trasformazione digitale per il mercato finanziario: oltre alla Blockchain, ci sono l'intelligenza artificiale; i predictive analytics; il 'real time', cioè l'elaborazione di una grande mole di informazioni in tempo reale; i biometrics. "Dalle nostre ricerche risulta che quasi l'80% delle operazioni fatte sulle Borse è fatto ormai da macchine che utilizzano l'intelligenza artificiali", sottolinea Lamanna in un'intervista all'Adnkronos.

I predictive analytics sono tecniche e applicazioni che "non solo aiutano le società finanziarie a valutare l'andamento dei mercati, ma anche il comportamento dei clienti e degli investitori". I biometrics rientrano nella categoria sicurezza dei dati e sono strumenti che attraverso nuovi processi di autenticazione rendono gli investitori "certi di un corretto accesso ai propri dati". Blockchain "è una delle tecnologie più discusse ed è - dice Lamanna - un elemento dirompente nel nostro mestiere di intermediari del mercato perché è un'opportunità e un rischio: molte attività di tipo consequenziale, tra cui lo scambio di informazioni, potrebbero sparire".

Un esempio è quello dei Central Securities Depository o dei cosiddetti 'notai' delle transazioni: professionisti che gestiscono il processo di scambio delle informazioni alla base delle transazioni in titoli. Attività che potrebbero essere automatizzate da un unico registro in tempo reale. D'altra parte la Blockchain, come l'intelligenza artificiale applicata all'industria manifatturiera, può rendere i processi più efficienti e garantire maggiori profitti. "Se riusciamo a metterla al servizio delle nostre attività, può evitarci quelle a minor valore aggiunto e permetterci di dedicare le nostre risorse ad attività con margini più elevati".

Gli operatori finanziari che investono in nuove tecnologie diventano anche più competitivi, sul mercato. "I grandi investitori sono sempre più esigenti da questo punto di vista", e lo stesso vale per i regolatori. Nell'ambito della Mifid 2, la direttiva europea sulle tutele agli investitori che entra in vigore da gennaio 2018, sarà necessario per gli intermediari dotarsi di nuovi software e strumenti per dare informazioni più adeguate e trasparenti al cliente.

"Si dovranno profilare i consumatori con più dettagli e aumentare le informazioni a corredo degli strumenti venduti", precisa Lamanna. Un altro esempio arriva dagli Stati Uniti, dove le authority stanno iniziando a chiedere ai fondi informazioni sulla liquidità simili a quelle tradizionalmente riservate al sistema bancario. "Anche in questo caso servono nuovi strumenti per capire se si stanno rispettando i nuovi parametri e questi strumenti hanno un costo".

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