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Elezioni, per i gestori non ci sarà nessuno choc su bond Italia

05 febbraio 2018 | 20.08
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Draghi (Xinhua)
Draghi (Xinhua)

Le elezioni politiche del 4 marzo non preoccupano i mercati. I titoli di Stato italiani, al momento, non risentono del rischio politico e rendimenti e spread non hanno subito scossoni. La pressione sui bond sovrani, a un mese dal voto, rimane limitata e l'incremento dei rendimenti è in linea con quello dei principali Paesi. Ma alcune criticità potrebbero arrivare dalla ripresa dell'inflazione e dalle prossime mosse della Bce, con la fine del Quantitative easing che non sarà indolore. "Lo sprint dell'azionario italiano a inizio d'anno è la dimostrazione che gli investitori non credono che le elezioni in Italia siano un problema", spiega Marco Aboav, membro del team di gestione del fondo HI Numen Credit di Hedge Invest Sgr, contattato dall'Adnkronos.

"Il pragmatismo delle parti politiche nel limitare il Movimento 5 Stelle è lo scenario in cui crediamo e il mercato obbligazionario dei titoli di Stato italiani sta prezzando esattamente questo". In questa prospettiva, sottolinea Aboav, il rischio di un'impennata dello spread in vista del voto è "limitato", con il differenziale di rendimento con il Bund decennale tedesco a quota 128 punti. L'Italia rimane la cenerentola della crescita europea e non ha molti margini di manovra con l'Europa, ma il possibile repricing dei titoli tedeschi nei prossimi mesi potrebbe avere un effetto indiretto sui mercati periferici europei, tra cui l’Italia".

Per Nicholas Wall, gestore del fondo Old Mutual Strategic Absolute Return Bond di Old Mutual Global Investors, sottolinea che al momento lo spread Btp/Bund decennali è "decisamente basso, data la forte crescita europea. Tuttavia, i titoli italiani negli ultimi mesi sono rimasti indietro rispetto ai titoli spagnoli, portoghesi e persino ellenici, suggerendo che i prezzi scontano un certo premio per le elezioni". Ma l’Italia è anche "il più grande emittente di debito nell’Eurozona" e per questo "è semplicemente più esposta alla fine del programma di Quantitative easing della Banca centrale europea".

In ogni caso, sottolinea Wall, "ci aspettiamo un po’ di pressione sul debito italiano". Nel quadro di una legge elettorale "nuova e complicata", l'esito del voto "sarà difficile da prevedere, quindi chiunque abbia un forte esposizione sull’Italia potrebbe ritenere prudente comprare coperture". Nonostante l'incertezza, "un eventuale allargamento degli spread sarà probabilmente modesto, poiché la maggior parte dei candidati in corsa non promette al momento nulla di troppo radicale". Invece delle minacce di uscita dall’Eurozona o dall’Ue del passato, ora alcuni partiti propongono una tassazione più basse, pensioni anticipate e forti controlli sull'immigrazione. "Tutte misure che aumenterebbero la fragilità dei conti pubblici nel lungo termine, ma che oggi non spaventerebbero i detentori di obbligazioni italiane", spiega il gestore.

Per Arif Husain, portfolio manager e capo dell'International Fixed Income di T. Rowe Price, "le preoccupazioni riguardo al rafforzamento delle forze populiste in Europa si sono ridotte, ma i rischi persistono nelle elezioni in Italia attese per il 4 marzo". In ogni caso nei prossimi mesi, dopo le elezioni e la formazione di un governo in Italia, i gestori del reddito fisso si aspettano una pressione sui titoli di Stato. Secondo Aboav, il reddito fisso 'core' sarà ancora "sotto pressione nei prossimi mesi, soprattutto se il decennale tedesco dovesse raggiungere la soglia psicologica intorno ai 90 punti base".

Per il gestore i temi che potrebbero favorire un "movimento repentino sono un cambio di retorica da parte della Bce sul come gestire l'uscita dal Qe, che verrebbe favorito da una politica più restrittiva da parte della Fed, e le aspettative sull'inflazione che, come il petrolio, potrebbero riprezzare livelli visti alla fine del rally del dollaro del 2014".

Per Wall i fattori che sosterranno il settore sono "la più solida crescita globale, l’inflazione più alta e il crescente premio al termine". In particolare saranno da monitorare le mosse della Bce, con la fine annunciata del Qe. "L’uscita dal mercato del più grande acquirente di titoli di Stato europei farà crescere il premio al termine e porrà una pressione rialzista sui rendimenti. Ci aspettiamo poi nel primo trimestre del 2019 un rialzo del tasso sui depositi", sottolinea Wall.

"Non ci aspettiamo una nuova crisi europea, dato che l’architettura finanziaria dell’Eurozona è molto più solida del passato, ma, allo stesso tempo, la fine del programma di Qe non sarà indolore", sottolinea il gestore di Old Mutual Global Investors.

La Bce, secondo Aboav, "ha compresso in maniera innaturale il mercato obbligazionario europeo, un'uscita graduale è l'unica arma della Bce per non affievolire la nano crescita europea. Ma la sorprese positive dell'economia globale, soprattutto favorite dalla guerra fiscale ora, e sugli scambi dopo, intrapresa dagli Stati Uniti, potrebbero avere un impatto rilevante sull'inflazione europea. Riteniamo che sia possibile vedere un movimento al rialzo dei decennali europei 'core' di almeno 30/40 punti base, con lo spread italiano che può riallargarsi ai livelli di fine 2016 pre-referendum elettorale".

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