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Facebook a picco in Borsa

19 marzo 2018 | 15.47
LETTURA: 5 minuti

(Afp)
(Afp)

Crollano le azioni Facebook a Wall Street. Il titolo del gruppo guidato da Mark Zuckerberg, dopo il tonfo a -5% in avvio, peggiora ancora perdendo il 7,5% per poi chiudere gli scambi in ribasso del 6,77% a 172,5 dollari. A provocare il crollo sono state le rivelazioni sul caso che coinvolge Cambridge Analytyca, la società che avrebbe acquisito e utilizzato dati personali di 50 milioni di utenti del social senza autorizzazioni all'inizio del 2014. Le informazioni sarebbero servite per delineare il profilo di decine di milioni statunitensi e inviare loro inserzioni di carattere politico personalizzate.

LA DIFESA DI CAMBRIDGE ANALYTICA- Cambridge Analytica si difende così: "Abbiamo eliminato i dati raccolti illegalmente da un'altra società. I dati non sono stati usati per la campagna di Trump. E non abbiamo lavorato sul referendum per la Brexit". In una nota, l'azienda afferma di aver "ricevuto dati Facebook e elementi derivati dai dati da un'altra compagnia, la Gsr, a cui ci eravamo rivolti in buona fede per ottenere dati a scopo di ricerca. Quando è apparso chiaro che Gsr aveva violato il suo contratto con Cambridge Analytica perché non aveva rispettato le norme relative alla protezione dei dati, Cambridge Analytica in collaborazione con Facebook ha eliminato tutti i dati".

L'azienda ha collaborato con la campagna di Donald Trump nel 2016. "Questi dati relativi a Facebook non sono stati utilizzati da Cambridge Analytica nei servizi forniti alla campagna presidenziale di Donald Trump. E per questo cliente non sono state attuate campagne con inserzioni dirette ai singoli utenti. La compagnia lo ha chiarito sin dal 2016", prosegue la società, che contesta le ricostruzioni proposte da New York Times, Guardian e Channel 4 News.

Le testate avrebbero ignorato le risposte della compagnia alle domande inoltrate. "La loro fonte (Christopher Wylie, ndr) è un ex contractor -non un fondatore come è stato detto- che se n'è andato nel 2014 e che, attraverso le sue parole, offre una rappresentazione non corretta di se stesso e della compagnia". "Cambridge Analytica e le sue società affiliate lavorano con brand commerciali e soggetti politici mainstream nell'ambito di elezioni democratiche", prosegue il comunicato, in cui si esclude ogni coinvolgimento in campagne relative al referendum che ha decretato la Brexit. "Non abbiamo lavorato sul referendum per la Brexit nel Regno Unito".

SI MUOVE IL CONGRESSO USA - Il caso sta provocando grossi guai a Facebook e non solo in Borsa. Dopo le rivelazioni, il social network è finito nel mirino del Congresso degli Stati Uniti. Il gruppo è stato formalmente invitato a testimoniare su quanto accaduto. La senatrice democratica Amy Klobuchar e il repubblicano John Kennedy hanno chiesto alla Commissione Giustizia di ascoltare le principali compagnie hi-tech, a cominciare da Facebook, Twitter e Google.

Rappresentanti dei 3 colossi sono stati sentiti lo scorso anno sulle interferenze russe nel processo elettorale del 2016. Klobuchar e Kennedy, però, hanno fatto notare che in aula non si sono presentati i Ceo delle compagnie. "Rimangono senza risposta le domande relative al ruolo di queste società nella nostra democrazia. Le principali piattaforme social archiviano un'enorme quantità di dati", hanno rilevato i senatori.

"La mancanza di controlli su come vengano gestiti i dati e su come vengano vendute le inserzioni di carattere politico - hanno aggiunto - alimenta preoccupazioni sull'integrità delle elezioni americane e sul diritto alla privacy". "E' chiaro che queste piattaforme non possono regolamentarsi", ha proseguito la senatrice. "Mark Zuckerberg deve venire a testimoniare davanti alla Commissione Giustizia del Senato", ha concluso.

UE CHIEDE SPIEGAZIONI - Si muove anche l'Ue. Gli europarlamentari del gruppo dei Socialisti e Democratici chiedono che Cambridge Analytica e Facebook vengano nel Parlamento Europeo a chiarire le accuse . "Ci aspettiamo che i rappresentanti di Facebook vengano in Parlamento a spiegare che cosa è successo esattamente - dice il vicepresidente del gruppo per le questioni digitali, Josef Weidenholzer - quali misure sono state adottate per assicurare che cose simili non accadano più e a chiarire se simili attività hanno avuto luogo anche nell'Ue".

"Facebook - continua Weidenholzer - non dovrebbe essere utilizzato in alcuna circostanza per manipolare gli elettori in campagna elettorale. Le accuse di profilazione psicologica e di influenza comportamentale sugli elettori sono allarmanti, perché possono minare la fiducia dei cittadini nella democrazia. Invece di promuovere un dibattito libero e pluralistico, i social media vengono utilizzati per fomentare il pregiudizio e l'intolleranza nei confronti di chi ha visioni diverse. Con le prossime elezioni europee che si avvicinano, serve con urgenza una discussione sul ruolo che i social media svolgono nel discorso politico e dobbiamo vedere quali misure i social media stanno adottando per assicurare un dibattito equo ed imparziale".

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