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UilPa-Eurispes: spesa per dipendenti P.a. Italia in linea con Europa

25 marzo 2014 | 17.42
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UilPa-Eurispes: spesa per dipendenti P.a. Italia in linea con Europa

Roma, 25 mar. (Labitalia) - La spesa per il pubblico impiego in Italia pesa per l'11,1% del Pil. Nel nostro Paese si contano 58 impiegati nella pubblica amministrazione ogni mille abitanti, ai livelli della Germania (54), in Svezia sono 135. L'Italia risulta l'unico paese in cui, negli ultimi dieci anni il numero dei dipendenti pubblici si è ridotto: -4,7%. Viceversa nel resto d'Europa, gli addetti nel pubblico impiego sono cresciuti, soprattutto in Irlanda e in Spagna dove si è registrato un aumento rispettivamente del 36,1% e del 29,6%. E' quanto emerge tra l'altro da uno studio pubblicato recentemente da Eurispes e Uil-Pa, intitolato 'Dalla Spending review al ritorno del Principe'. Commentando l'indicazione di 85 mila esuberi tra i dipendenti pubblici e il blocco totale del turnover contenuti nel piano messo a punto dal commissario straordinario per la revisione della spesa pubblica, Carlo Cottarelli, lo studio mette in dubbio che i tagli siano necessari.

I Paesi nei quali la spesa per il pubblico impiego grava maggiormente sul Pil sono: la Danimarca, con un rapporto del 19,2% sul Pil, seguita dalla Svezia (14,4%), dalla Finlandia (14,4%), dalla Francia (13,4%), dal Belgio (12,6%), dalla Spagna (11,9%), dal Regno Unito (11,5%), dall'Italia (11,1%), dall'Austria (9,7%), dai Paesi Bassi (10%), e per finire dalla Germania con il 7,9 per cento.

La situazione italiana è quindi perfettamente in linea con la media europea, rileva lo studio. Nella ricerca viene anche confrontato il rapporto tra il numero dei lavoratori nel pubblico impiego e il totale dei residenti nei diversi paesi europei. E' significativo il dato della Svezia, dove la pubblica amministrazione conta circa 135 impiegati ogni mille abitanti, in Germania invece si contano 54 impiegati ogni mille abitanti. Gli altri Paesi posti nelle posizioni intermedie sono la Spagna con 65 impiegati ogni mille abitanti, la Francia con 94 dipendenti ogni mille abitanti, l'Italia con 58 impiegati ogni mille abitanti e il Regno Unito con 92 dipendenti ogni mille abitanti.

"E' evidente che la pubblica amministrazione italiana - osserva Gian Maria Fara, presidente dell'Eurispes - i compiti a casa li ha già fatti. Mentre i dipendenti pubblici da noi calavano, nel resto d'Europa assumevano". Per Fara, "il vero problema in Italia non è il numero dei dipendenti pubblici, ma dei dirigenti: un rapporto che in alcuni casi può anche essere di uno a dieci". "Per non parlare poi - conclude il presidente dell'Eurispes - degli stipendi di questi manager: pensare che, ad esempio, un dirigente di un Asl possa arrivare a guadagnare il doppio del Presidente della Repubblica ha davvero dell'incredibile".

Osservando la distribuzione dei dipendenti sul territorio, il 34,8% è presente al Nord, il 31,9% al Centro e il 33% al Sud e Isole. Infine, solo lo 0,3% dei dipendenti pubblici italiani lavora all'estero. Tra le regioni la Lombardia, con 409mila addetti, si conferma, contrariamente ai luoghi comuni, la regione con il più alto numero di dipendenti pubblici, seguita dal Lazio, 392.186, e dalla Campania, 303.211. Nelle 9.867 istituzioni italiane, nel 2010, lavoravano 3.375.667 occupati, con una netta prevalenza di donne che raggiungono la cifra di 1.882.619 dipendenti, contro gli uomini fermi a 1.493.048. Nei diversi comparti, il valore minimo si riscontra nelle Forze armate (5%). Si confermano 'rosa', quelli dedicati all'istruzione (78,1% di donne) e alla sanità (64,2). In 15 regioni su 20 la percentuale di donne supera la soglia del 50% (nel 2005 erano 11). La percentuale di dirigenti donne nella Pa è molto inferiore a quella degli uomini: rispettivamente il 37% e il 63%. Il trend è comunque in crescita: nel 2005 la percentuale di donne dirigenti era ferma al 27%.

"Sono anni che la pubblica amministrazione viene umiliata dai tagli lineari - afferma Benedetto Attili, segretario generale della Uil-Pa - e quello che lascia allibiti è che neanche i cosiddetti tecnici siano riusciti a valorizzare il merito e a rendere competitivo il Paese, attraverso una macchina più efficiente".

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