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Ancona: Ires, 8mila domande Aspi, disoccupazione e mobilità in 1° trim. 2014

23 aprile 2014 | 16.37
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Ancona: Ires, 8mila domande Aspi, disoccupazione e mobilità in 1° trim. 2014

Ancona, 23 apr. (Labitalia) - Se per il lavoro il 2013 è stato un anno drammatico, con una disoccupazione che nella provincia di Ancona ha raggiunto l’11,5%, il 2014 è iniziato nel peggiore dei modi. Nel primo trimestre dell’anno, ai 4,6 milioni di ore di cassa integrazione richieste, equivalenti al mancato lavoro di 9.000 persone a tempo pieno, si sommano i numeri ancora più drammatici di coloro che un lavoro lo hanno già perso. E' quanto emerge dai dati di Ires e Cgil Marche.

Da gennaio a marzo 2014 sono già pervenute all'Inps 7.955 richieste di indennità di Aspi, disoccupazione e mobilità. Si tratta in particolare di 5.643 domande di Aspi e domande residue di indennità di disoccupazione ordinaria, ben 2.000 in più rispetto all’anno scorso (+38,5%). L’incremento ha interessato l’intero territorio anconetano ed è stato particolarmente significativo nelle zone di Ancona (domande quasi triplicate), e Jesi (domande quasi raddoppiate). A queste si aggiungono oltre 1.605 domande di Mini Aspi (273 nel 2013, ma il dato non è raffrontabile tra le due annualità), la misura che ha parzialmente sostituito l’indennità di disoccupazione a requisiti ridotti.

Ai numeri di coloro che perdono il lavoro a causa di licenziamenti individuali o per la scadenza del termine del contratto si aggiungono quelli di coloro che sono stati licenziati a seguito di licenziamenti collettivi secondo la legge 223/91: hanno richiesto l’indennità di mobilità 707 lavoratori e lavoratrici. "Sono dati allarmanti per l’occupazione sul territorio -dichiara Vilma Bontempo, segretaria Cgil Ancona- continua la perdita di posti di lavoro in maniera massiccia poiché è quasi triplicato il numero delle persone che ha perso il lavoro nel trimestre 2014 rispetto al 2013 nelle città di Ancona, Falconara e Osimo, è quasi raddoppiato per Jesi. Contemporaneamente, assieme a questi dati, c’è un incremento della miniaspi, che ha sostituito le domande di disoccupazione con i requisiti ridotti e che riguarda i lavoratori precari. Questo significa che, accanto alla perdita di posti di lavoro, c’è una crescita del lavoro precario. Non si tratta perciò -conclude la dirigente sindacale- di avere altri strumenti di precarietà ma c’è bisogno invece di interventi che favoriscano la stabilizzazione,a partire da misure che promuovano la crescita".

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