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Consigliera parità, oltre 58% di chi si dimette da lavoro lo fa dopo 1° figlio

14 aprile 2014 | 18.13
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Consigliera parità, oltre 58% di chi si dimette da lavoro lo fa dopo 1° figlio

Roma, 14 apr. (Labitalia) - Ben il 58% di chi si dimette dal lavoro lo fa dopo il primo figlio e il 35,81% lo fa per incompatibilità tra occupazione ed esigenze di cura della prole. Tra le motivazioni dell'abbandono dell'impiego, seguono l'assenza di parenti di supporto, il mancato accoglimento al nido, ma anche (con un aumento del 78% rispetto al 2012) il passaggio ad altra azienda. Emerge dal 'Rapporto annuale 2013 sulle convalide delle dimissioni delle lavoratrici madri e lavoratori padri'.

Il Rapporto sarà presentato domani, alle 10, presso la Sala Danilo Longhi di Unioncamere, in piazza Sallustio 21, a Roma. Nel corso dell'incontro - che vedrà la partecipazione del ministro del Lavoro e delle Politiche Sociali, Giuliano Poletti - il segretario generale del ministero del Lavoro e delle Politiche Sociali, Paolo Pennesi, e la consigliera nazionale di parità, Alessandra Servidori, presenteranno e approfondiranno il tema della tutela delle lavoratrici madri e del procedimento della convalida delle dimissioni dei lavoratori genitori, con il contributo di rappresentanti istituzionali e associativi, affrontando anche le novità intervenute in materia di lavoro.

"Da segnalare -dichiarano Pennesi e Servidori- che sono diminuite rispetto al 2012 le dimissioni dovute a mancanza di orario flessibile. Importante rilevare che le dimissioni, comunque aumentate del 23% rispetto al 2012, sono collegate anche alla modifica della normativa poiché per le madri vi è un aumento del 15% (21.282 nel 2013 rispetto alle 18.454 del 2012), mentre quelle dei padri risultano ora 2.384 a fronte delle 733 del 2012: dunque sono più che triplicate per i lavoratori".

"La considerazione ovvia è che sicuramente la crisi influisce ma sono convinta -dice Servidori- che il sostegno alla genitorialità promuove una cultura di maggior condivisione della cura dei figli. Problematico il dato che le maggiori dimissioni siano registrate nei servizi, nel commercio e nell'industria: tre settori ad alta occupazione femminile".

"Auspichiamo -continuano Servidori e Pennesi- che con l'intervento recente sia della delega in materia di occupazione femminile, sia con i provvedimenti adottati nella legge di stabilità per il 2014 (legge 147/2013), puntando a una collaborazione così efficace tra consigliere, ispettori e consulenti del lavoro, già attivissima, si possano sostenere ancora di più le donne nel mercato del lavoro, contrastando eventuali discriminazioni, soprattutto con politiche attive".

"Per noi comunque - concludono Servidori e Pennesi - prima di tutto c'è il lavoro, nella convinzione che le esigenze delle aziende e il valore aggiunto della manodopera femminile rappresentano un interesse e una opportunità straordinaria per lo sviluppo del nostro paese".

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