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Servizio civile: Borrelli (Fnsc), serve programmazione pluriennale

17 luglio 2014 | 15.47
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Per individuare priorità intervento. In Europa varia da Paese a Paese.

Enrico Maria Borrelli
Enrico Maria Borrelli

"Siamo soddisfatti della riforma del servizio civile, anche se è necessario definire una programmazione pluriennale". Lo dice a Labitalia Enrico Maria Borrelli, presidente del Forum nazionale del servizio civile (Fnsc).

"Il servizio civile è uno strumento e come tale -fa notare- è indispensabile che il suo utilizzo sia pianificato e programmato soprattutto per rispondere alle mutevoli esigenze del Paese e dei giovani. Ma prima ancora della programmazione pluriennale del contingente, che serve a definire il solo dato quantitativo, è importante individuare e programmare le priorità di intervento, le aree e i bisogni da soddisfare, garantendo una risposta qualitativa dell’impiego di questo strumento".

Uno strumento che, secondo Borrelli, "piace ai giovani e non certo solo per l'aspetto economico". "Il guadagno -avverte- è solo una visione parziale di come il servizio civile viene percepito dai ragazzi che, invece, sono alla ricerca di qualcosa in più".

Del resto, il servizio civile -ammette il presidente del Forum nazionale- non può essere considerato alla stregua di un ammortizzatore sociale, perché non è rivolto solo alle fasce disagiate e, soprattutto, perché rende le giovani generazioni pronte ad entrare nel mondo del lavoro".

"Il servizio civile rappresenta un'esperienza-ponte con il mercato del lavoro -continua Borrelli- che fa conoscere ai giovani un mondo fatto di diritti, doveri, responsabilità. Per questo, non può essere accumunato neanche al tirocinio perché il servizio civile è più lungo, strutturato e monitorato dalle autorità preposte".

"Il servizio civile -ricorda- è importante anche perché fornisce quelle competenze professionali che spesso il mercato del lavoro cerca. Tutti sanno che le aziende cercano sempre più figure specializzate e questo vuol dire che in una situazione, quale è quella attuale, di emergenza occupazionale, la risposta non può essere solo più posti di lavoro, ma creazione di occupabilità".

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