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Edilizia: Schiavella, tra false partite Iva e precarietà che ripresa è?

23 luglio 2014 | 17.03
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Decisiva, per l’andamento 2014, la capacità del governo di spendere subito le risorse destinate ai piani su scuole, dissesto idrogeologico, infrastrutture primarie, aprendo al più presto i primi cantieri.

Walter Schiavella
Walter Schiavella

"Il primo trimestre 2014 ha probabilmente segnato il culmine negativo e dal II trimestre comincerà una debole crescita, accompagnata però da una sostanziale assenza di nuova occupazione e dal rafforzamento di una tendenza, ormai in atto dal 2008, all’utilizzo di lavoro irregolare e precario, di false partite Iva e al crescente ricorso al sottoinquadramento del lavoro qualificato e specializzato. Una ripresa così, che ripresa è?". E’ quanto ha affermato Walter Schiavella, segretario generale della Fillea Cgil.

Per Schiavella, è determinante che il governo passi ai fatti "laddove sono state fatte scelte importanti e concrete abbiamo visto risultati: penso agli incentivi sulle ristrutturazioni edilizie e al bonus mobili, che hanno limitato le perdite, con risultati superiori alle aspettative".

Schiavella ritiene "decisiva, per l’andamento 2014, la capacità del governo di spendere subito le risorse destinate ai piani su scuole, dissesto idrogeologico, infrastrutture primarie, aprendo al più presto i primi cantieri".

"Occorre che lo Stato rafforzi -sostiene Walter Schiavella- gli strumenti di contrasto all’illegalità e irregolarità e che il sistema delle imprese garantisca l’applicazione dei contratti. Solo così sarà possibile invertire la tendenza che ha caratterizzato questi anni, con la crescita del lavoro nero, delle false partite Ive e il sottoinquadramento della manodopera qualificata. Su questo non si capisce la logica delle imprese, che dicono di condividere le azioni di contratto all’illegalità e alla corruzione, ma sono preoccupate per il commissariamento delle imprese corrotte".

Per ora, soprattutto dal versante del lavoro, sottolinea il leader della Fillea, "la risposta alla crisi non va nella direzione auspicata dell’innovazione, della qualità e della strutturazione del sistema imprenditoriale, ma nel senso opposto".

"E' ora che il nostro paese -rimarca- faccia i conti con un sistema delle imprese che pare inadeguato alle nuove sfide e punti a farne crescere la dimensione e gli orizzonti strategici, adeguandoli a un nuovo modello di sviluppo basato sulla sostenibilità e sulla qualità del lavoro, dei processi, del prodotto".

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